Sigyn

 

Legato mani e piedi a quella roccia
L’amore mio patisce la tortura
La terra trema al cader di ogni goccia
Sul suo viso in quella grotta oscura

Che dalla venefica serpe doccia.
Vano il mio sforzo, ché la sua sventura
Levar non posso, la misera boccia
Vuotar di volta in volta, con premura.

Loki, sposo mio, il provocatore
Signore del caos dalla grande astuzia
Potessi patire io il suo dolore

E toglierlo a lui, che il cuor mi strazia
Felice soffrirei giacché il mio amore
Avrebbe dal Destino la sua grazia.

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