Mediterraneo VI (fine)

La battaglia infuriava. Urla, colpi di cannone, odore di povere da sparo. I colori sembravano essere stati divorati dalla violenza e dal dolore che ricopriva di grigiore ogni cosa. Francesco era già stato ferito in battaglia.

Supino, poteva sentire l’erba bagnata sotto di sé e vedere il cielo che inscenava il suo tramonto. Un ragazzo con la divisa francese sdraiato di fianco a lui. Morto. Il suo corpo sembrava vuoto. Una maschera di cera con ancora impressa un’espressione di terrore. 

Francesco premeva la mano sulla ferita, nell’inutile tentativo d’impedire al sangue di fuoriuscire. 

Da quel grigiore vide un soldato con la divisa Napoleonica insanguinata correre verso di lui. No, la sua fine non sarebbe stata così… aveva un colpo nella baionetta, istintivamente lasciò la ferita per poter strisciare a prenderla. 

 

“In battaglia la questione unica che vi troverete ad affrontare sarà voi o loro” gli avevano detto durante l’addestramento. Ma solo in quella frazione di secondo in cui il colpo partì e quel nemico si accasciò  capì che non era sempre così facile.

 

Quel colpo non gli avrebbe salvato la vita, avrebbe solo cambiato un finale già scritto. Sarebbe morto. Nessuno avrebbe avuto il tempo di soccorrerlo e forse se anche ci fosse stato aveva già perso troppo sangue. 

 

Era questo il freddo di cui avevano parlato i suoi uomini poco prima di morire? 

Non c’era dolore fisico in quel momento, era sparito. L’odore della polvere da sparo sembrava scomparso dalle sue narici… c’era solo quel tramonto.

 

Chiuse gli occhi e immaginò di sognare di poter controllare la sua anima… sognò di poterla guidare fuori da quel corpo e portarla là dove c’erano le sole persone al mondo che avrebbero potuto rapirla a Dio e convincerlo a lasciarla lì.

 

Sognò di poter volare con il vento fino a raggiungere i suoi figli, vederli giocare nel giardino di casa sotto gli occhi attenti della loro madre, della sua Nena… che stringeva fra le braccia il loro ultimogenito. Quella piccola vita che non lo avrebbe mai conosciuto. 

 

“Perdonami” sognò di sussurrarle nell’orecchio… 

 

Forse il sogno era la vita, forse morire era solo l’inizio di un risveglio. Forse non si torna da Dio, come dicevano i preti, forse si diventava solo parte intangibile del Cosmo… forse non sarebbe stato obbligato ad andare in quel Paradiso a cui tutti ambivano… forse, risvegliandosi, avrebbe potuto scegliere di rimanere con loro, diventando parte di ciò che amavano… forse in un qualche modo poteva farsi perdonare di non essere tornato, proteggendoli…

 

Forse erano solo pensieri deliranti di un cervello a un passo dall’oblio, ma quei pensieri gli regalarono pace… speranza. 

 

Non sarebbe morto con l’espressione spaventata e sofferente di quegli uomini sdraiati insieme a lui su quell’erba… perché a differenza loro non aveva paura; conosceva il suo posto, nella vita o nella morte Alena sarebbe rimasta il suo posto magico.

 

Se solo avesse potuto farlo sapere ad Alena… se solo avesse potuto dirle di cercarlo nel vento, nelle stelle… nel mare che tanto amava. Che le sarebbe stato vicino, così vicino da poterlo trovare, se solo l’avesse cercato. 

 

Se solo avesse potuto farglielo sapere che non sarebbe mai stata sola… l’amore non muore, nasce dalla parte immortale e con essa rimane.

 

Lei lo avrebbe capito… forse non subito… forse le sarebbe servito tempo, ma l’avrebbe capito… ne era sicuro. 

 

 

***

 

Giuseppe non avrebbe mai voluto essere latore di quella notizia. Ma era il solo a sapere che dietro a quel soldato semplice morto durante la battaglia di Marengo era in realtà il Capitano Francesco Auberti.

 

Sua moglie doveva saperlo, e non attraverso una lettera. 

 

Era una bellissima giornata, come si poteva dare una notizia così tragica in una giornata così? Stava ancora trovando il coraggio di bussare quando la voce di un uomo richiamò la sua attenzione.

 

“Chi siete?” urlò incamminandosi verso di lui. Era vestito da lavoro e al suo fianco camminava un grande cane bianco.

 

“Sto cercando la Marchesina Eleonora Mereu”

 

“Non si fa più chiamare così da tempo. Lo chiedo di nuovo. Voi chi siete?” chiese l’uomo ormai vicino a lui.

 

“Un amico fraterno di suo marito Francesco Auberti, è stato lui a darmi quest’indirizzo come recapito del loro domicilio” disse Giuseppe prendendo dalla tasca la lettera in cui Francesco gli lasciava l’indirizzo a cui scrivere le sue lettere.

 

L’uomo la prese e la controllò.

 

“Non abita qui. La trova nella casa padronale della vigna” disse poi, riporgendogliela.

 

“la ringrazio” rispose Giuseppe facendo per allontanarsi.

 

“Non è qui per portare buone notizie, vero?”

 

Giuseppe si girò senza rispondergli.

 

“Non serve essere un damerino per sapere che Napoleone ha sconfitto gli Austriaci”

 

“Avete costruito un bel posto…” disse Giuseppe guardando il paesaggio che li circondava.

 

L’uomo scosse la testa e andò dentro casa.

 

Alena era in giardino, seduta per terra con un piccolo in grembo ed altri due bambini che gli giocavano intorno. 

 

“Se dovesse accadermi qualcosa amico mio, promettimi che dirai ad Alena che nemmeno la morte mi porterà via da loro”  gli aveva detto Francesco un istante prima di partire per Alessandria. Non aveva creduto potesse davvero accadergli qualcosa. Se l’erano vista brutta in molte occasioni, eppure Francesco era sempre tornato sano e salvo. Aveva fatto quella promessa non credendo che avrebbe dovuto portarla a termine. Eppure ora era li, per onorarla. Per dare ad una donna la notizia peggiore, per dire ad una madre che avrebbe dovuto crescere quei figli da sola e che il più piccolo non avrebbe mai conosciuto il padre. Era li per portare un incubo terribile e per quanto dolore provasse lui, non era nulla rispetto a quello che avrebbe inflitto a quella donna.

 

Quando lei lo vide avanzare si bloccò. Bastava la sua presenza dinnanzi a lei per capire. 

 

“No. Mi è già stato detto che era morto ed era una menzogna. Non crederò a questa bugia di nuovo. Lui tornerà com’è tornato in passato”

 

“Vorrei fosse vero, lui non c’è più…”

 

“No… non è vero!!! Vattene… via dalla mia casa!” urlò lei. 

 

“Queste sono le cose che pensavo volessi conservare…” disse Giuseppe posando sul tavolo un piccolo sacchetto “Per qualsiasi cosa possa servire a te o ai tuoi figli io e mia moglie saremo lieti di aiutarvi…” aggiunse vedendo le lacrime scendere dal viso di Alena “Maddalena, mia moglie, sorella di Francesco vorrebbe conoscervi…”

 

Alena lo interruppe “ Vattene…” disse perentoria.

 

La vista di Giuseppe le scatenava tutta la rabbia che possedeva. Lui rappresentava tutti i motivi per cui Francesco non era più li con lei. Odiava lui, il Piemonte, i Savoia , i Francesi, Napoleone… odiava tutto ciò che aveva concorso a quel destino… tutto e tutti, compresa sé stessa che non si era opposta… tutti tranne il solo vero colpevole… Francesco.

 

Non avrebbe potuto odiarlo. Mai.

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