Mediterraneo V

Torino 2 Gennaio 1800 

Nena, 

sono arrivato a Torino da poche ore, il tempo di trovare un alloggio per la notte e ho mantenuto la promessa di scriverti non appena fossi a destinazione. Avrei potuto rimanere a Genova, ma ho preferito raggiungere il prima possibile la meta.  

Domani, come da programma, incontrerò Giuseppe che mi farà avere dei documenti falsi che passeranno anche i controlli più scrupolosi, anche se credo che data la situazioni in cui sembra versare questa nuova città che è diventata Torino non ci saranno troppi controlli sulle identità. 

I Francesi hanno depredato e distrutto molte delle opere d’arte, saccheggiato ogni fonte di cibo per le loro truppe e violentato Piazza Castello erigendo l’Albero della Libertà per ricordare a tutti che la città era di loro proprietà. 

L’esercito Russo ha poi costretto gli occupanti a lasciare Torino. Per un breve attimo vi è stata la speranza che tutto potesse tornare come prima con il loro invito alla famiglia Savoia di rientrare, ma sono arrivati prima gli Austriaci a voler piantare la loro bandiera. 

Ma che importa di che nazione siano gli invasori? Torino non appartiene più alla sua gente.

Le rive del Po sono diventate il luogo ideale per le impiccagioni di chiunque provi a opporsi alle nuove leggi dei nuovi padroni: spesso persone prive di colpe che meritino tale pena capitale, corpi appesi come monito, come vile prova di forza. 

Pensano che questo basti per affievolire lo spirito dei Piemontesi, ma non sanno quanto questi loro gesti  possano solo nutrirlo!

Sono abituato alla cattiveria umana in tempo di guerra, ma vederla riversata con tanta crudeltà sulla terra che amo è troppo lacerante per poterlo descrivere.

 

Amore mio, siamo stati invasori anche noi così feroci? Mentivo a me stesso quando ci immaginavo come persone migliori? So che la tua risposta sarà sincera. É la tua schiettezza ad avermi fatto innamorare di te, dal primo insulto che mi hai rivolto. Oggi quell’amore è solo cresciuto e non c’è giorno in cui ti abbia desiderato al mio fianco più di questo. 

Anche se mi sentirei in difetto a farti stare in questa sporca e puzzolente stamberga. 

La donna che me l’ha data in affitto gestisce una casa di tolleranza e mi ha guardato come fossi un pazzo a non volere anche una delle sue ragazze a farmi compagnia. 

 

Nel sapere questo immagino già il tuo sguardo. Non hai di che aver pensiero. Non esiste donna in questo mondo che possa sostituirti. Sei l’unica e la sola che sia capace di possedermi. Il giuramento d’esserti fedele sempre pronunciato davanti all’altare e a Dio l’ho pronunciato con assoluta leggerezza nel cuore, perché lo farei anche se non l’avessi giurato, lo farei senza bisogno di formularne il pensiero. Ti sono fedele perché farlo mi viene naturale. In te risiede tutto ciò che posso desiderare.

 

Oh Nena… Non ti tengo fra le mie braccia che da pochi giorni, eppure mi manchi come se fossero anni. 

Racconta qualcosa. Dimmi come stai? Come trascorri le tue giornate? Riportami lì con voi. 

Cesare sconfigge ancora i suoi nemici immaginari con la sua piccola spada di legno? Continua a ricordargli che nella guerra non vi è onore, fallo diventare più simile a te. Promettimelo. 

Carlotta è sempre bella e raggiante come la sua orgogliosa mamma?  Proprio oggi ho visto una bimba della sua stessa età chiedere soldi sul ciglio della strada… Dio, sarei tornato di corsa da voi! 

Mi sembra di avervi abbandonato e questo mi divide… perché se non fossi qui sentirei di aver abbandonato me stesso. 

Il nuovo angelo che mi stai per regalare… spero che quando lui arriverà sarò li, al tuo fianco per scoprirne il sesso e decidere con te il nome. 

Ti prego , torna a Cagliari dalla tua famiglia. Per questa volta permettigli di aiutarti e di starti vicino… dimentica gli affari della vigna e pensa al tuo bene. Il tuo bene è per me fondamentale per poter affrontare questa sfida serenamente. 

 

La situazione politica è sempre più incerta, la debolezza dei Savoia è un rischio per tutti i territori che prima controllavano… le minacce che arrivano dal mare non cesseranno e temo potranno solo peggiorare. 

 

Siete la mia vita. 

Sempre.

Tuo Francesco

 

Le campagne dei vari eserciti in giro per l’Europa rendevano la situazione politica sempre più incerta, sembrava che ad ogni soffio di vento qualcosa stesse mutando per poi rimanere simile. 

Francesco aveva preso contatti con un gruppo di persone, uomini e donne, che cercavano di capire come poter essere utili a Torino e alla sua gente. 

Ognuno aiutava come poteva e secondo le loro conoscenze e i loro mestieri. 

Lui aveva deciso di rimanere ancora un po’ in quella stanza presa in affitto nella casa di tolleranza. 

Aveva avuto abbastanza esperienza nell’esercito da sapere che se c’era un posto in città in cui poter apprendere notizie era proprio un bordello. 

Lì anche il più alto in grado degli ufficiali non entra per cercare rivoltosi ma solo per abbassare i pantaloni e pagare una donna per compiacerlo. E non c’è cosa che un uomo non direbbe mentre gode. 

 

La proprietaria della casa di tolleranza era una donna piuttosto particolare: sebbene per i suoi affari le invasioni non avessero portato danni, sembrava non apprezzare quel nuovo governo anche se non lo diceva mai apertamente. Gli permise di rimanere lì a patto che non la coinvolgesse in nulla di pericoloso per la sua vita o quella delle sue ragazze.

 

Fra queste ce n’era una, Brigitta, che quel mestiere lo aveva dovuto iniziare suo malgrado. Il padre e il fratello erano morti servendo l’esercito Sabaudo ed era rimasta sola con la madre malata e bisognosa di cure. Il suo solo bene era la bellezza e vendersi per qualche soldo l’unico modo per garantire cibo e medicine alla sola famiglia che le era rimasta.

 

“Francesco… ti aspettavo “ disse Brigitta quando lo vide rientrare, andandogli incontro con il fare tipico della puttana in cerca di clienti.

 

La sala era piena di clienti. Uomini filo-austrici con le tasche piene di denari da spendere e molto alcol in corpo.

Lui le passò un braccio per stringerla a sé e piano al suo orecchio le sussurrò “Non qui…” 

Guardandoli, tutti avrebbero pensato solo ad approccio sessuale, una contrattazione come quelle che avvenivano in ogni angolo di quella casa.

 

Salirono insieme nella camera presa in affitto da Francesco. 

 

“Napoleone è rientrato dall’Egitto e ha intenzione di venire a riprendersi il Piemonte” disse la ragazza non appena lui chiuse la porta.

 

“Da chi l’hai sentito?” chiese lui accendendo la lampada ad olio.

 

“Non so chi fosse, ma mi ha pagato con monete francesi dicendomi che presto mi sarebbero servite… guarda” disse mostrandogliele.

 

“L’hai già detto a Madama?” così chiamavano la proprietaria del bordello.

 

“No. Sei il primo a cui lo dico”

 

“Non farlo. Tieni questi…” disse dandole dei soldi “Queste monete tienile per te: sono d’oro, anche se i Francesi non vincessero puoi fonderle e scambiarle… valgono molto di più di quanto prendi di solito e se ho capito un po’ Madama non credo sarà onesta nella spartizione… e servono di più a te che a lei”

 

“Mi sento in colpa a prendere il tuo denaro senza… far nulla per te..” disse Brigitta prendendo i soldi ed infilandoseli nel corsetto.

 

“Tu hai fatto qualcosa per me: mi hai dato un’importante informazione.”

 

“Lo avrei fatto in ogni caso…” 

 

“Lo so.” 

 

Lei gli prese la mano e passò il dito sulla fede nuziale all’anulare di lui.

 

“Sei l’unico uomo a entrare qui che non cede alla ragione dei suoi lombi… è una donna fortunata”

 

Era bella Brigitta, e da troppo tempo la mano di Francesco non veniva accarezzata in quel modo delicato di cui solo una donna è capace. 

 

“Sei lontano da lei da troppo tempo… permettimi di alleviare solo un po’ la sua mancanza… sei così caro con me… puoi chiudere gli occhi e pensare che sia lei .” sussurrò lei avvicinando le sue labbra al collo di Francesco mentre gli posava la mano con quella fede su uno dei suoi seni.

 

“Fermati” disse lui. Sebbene il suo corpo iniziasse a reagire a quell’abile corteggiamento, il suo amore per la moglie non gli permetteva di cadere in quel tranello.

 

“Perché? Lei non lo scoprirà mai… e il tuo corpo ha bisogno di me” disse portando la mano in mezzo alle sue gambe ed iniziando a massaggiarlo “ho sempre desiderato un uomo capace di tanto amore e rispetto. Fammi illudere di poter essere lei per una notte sola… Voglio sentire cosa si prova ad essere posseduta da qualcuno per cui non sono solo un oggetto…”

 

Era bella Brigitta, possedeva tutta la dolcezza di chi non dovrebbe fare quel mestiere… era una delle tante vittime di quel periodo violento… e per una breve frazione di secondo Francesco vacillò; poi come un lampo nel cielo il volto di Alena si disegnò nella sua mente, e con esso i milioni di momenti con lei che gli avevano riempito il cuore e l’anima: il suo piccolissimo neo sul capezzolo sinistro, le sue labbra schiuse in quel sospiro di piacere nel momento in cui lo sentiva entrare in lei, i suoi occhi color nocciola capaci di leggergli nell’anima, il suo sorriso… tutto l’amore di cui era capace lo riportò in sé.

 

“Non è quello che accadrebbe, Brigitta…” disse spostandola da sé “Saresti in ogni caso un oggetto: il riflesso della sola donna con cui vorrei fare l’amore… puoi rimanere se vuoi, dormire qui e riposarti evitandoti un’altra notte in questo inferno, ma nulla di più.”

 

Brigitta gli sorrise. Una parte di lei era contenta che non avesse ceduto. Sebbene lo desiderasse era felice che lui fosse diverso da ogni altro uomo che aveva conosciuto. 

 

“Quando le scriverai, dille che spero vi riabbraccerete presto e che spero che sia all’altezza dell’uomo che sei.”

 

Lo baciò amichevolmente sulla guancia e poi uscì per tornare al suo antico mestiere. 

 

Rimasto solo, Francesco cercò di raccogliere le idee sulla notizia appena appresa.

Napoleone avrebbe aperto un conflitto con l’impero Austrico per riprendersi il Piemonte. Questo non solo implicava l’arrivo di nuove battaglie vicino a casa ma anche dover decidere quale fosse il male minore. 

Rimanere sotto il controllo Asburgico o piegarsi nuovamente alle truppe Francesi? 

Sebbene gli Austrici non avessero fatto ritornare al potere i Savoia, erano comunque alleati con il Russi, che invece avrebbero rivoluto la famiglia reale sul trono. 

In un qualche modo , forse c’era più speranza di tornare ad essere padroni in casa tenendo lontani il più possibile Napoleone, i suoi uomini e le sue manie di egemonia.

Era quello il momento che aspettava da quando era tornato? L’occasione per dare il suo contributo? Entrare nelle milizie Austriche? 

 

Per quanto Giuseppe si fosse allontanato dalle “cose di guerra” aveva comunque ancora conoscenze, forse poteva avvertire attraverso qualche via occulta gli Austrici di quella imminente minaccia… doveva parlare con lui.

Forse quello era un’opportunità per la causa. 

 

Torino 20 Giugno 1800 

Nena. Amore mio , 

Cerco di non contare i giorni che mi dividono da te e dai nostri figli perché la vostra mancanza è già straziante , se fosse quantificata in numeri diventerebbe insopportabile.

I giorni sembrano tutti uguali ma finalmente sono arrivate le notizie che attendevo.

Finalmente Napoleone verrà in Piemonte, probabilmente sta già marciando.” . Ha intenzione di riprendersi il Piemonte sfidando gli Austrici sul campo di battaglia. Non manderà qualcuno dei suoi ufficiali, sarà presente di persona e se c’è una possibilità che gli alleati lo riescano a fermare e catturare è proprio questa. 

Se venisse sconfitto e magari imprigionato i tumulti in Europa cesserebbero e con essi anche tutti i problemi che affliggono la povera gente che non ha colpe ma che subisce gli orrori di guerra e violenza.

Per questo ho intrapreso la mia carriera militare. Non può esistere la pace se nessuno la difende dai tiranni.

So che non comprenderai mai fino in fondo le ragioni della mia presenza qui, ma spero che questo non possa intaccare l’amore che ci unisce. Nena , non c’è nulla che desideri di più che trascorrere ogni istante della mia vita con te e prego ogni notte in cui giaccio solitario in questo mio letto di poter tornare a farlo.

 

Ti amo, e anche se potrò sembrarti ripetitivo continuerò a dirtelo ed a scrivertelo finché nel mio corpo ci sarà forza per farlo.

L’altra notte una prostituta mi ha offerto i suoi favori e non voglio mentirti, perché mai l’ho fatto, per un brevissimo istante il mio corpo ha creduto di poter cadere a quel peccato, ma è stato solo il tempo di un battito di ciglia. Sei stata tu a riportarmi alla ragione, o meglio tutto ciò che di te mi manca e mi fa sentire vuoto. Nessun’altra donna, che sia regina o prostituta, può riempire quel vuoto, perché nessuna sarà mai te.

Ci sono momenti Alena, in cui la tua mancanza è feroce. 

Mi manca il calore del tuo abbraccio , mi mancano i tuoi sguardi feroci quando qualcosa ti stizzisce ed accende il tuo carattere , mi manca il modo in cui solo tenendoti la mano riesci a quietare ogni mia paura. Mi manca quel piccolo neo sul tuo seno che mi piace baciare. Ho pensieri così arditi amore mio che probabilmente non dovrei scriverti ma che accendono i miei desideri.

Sogno di te ogni notte… torno ai nostri momenti più felici e questi mi danno la forza ed il coraggio di sperare che questa distanza sia solo un’altra prova… come quando sono partito lasciando il mio cuore sulla tua isola, fra le tue mani… sono tornato allora e tornerò anche questa volta… lo credo, devo crederlo o non troverei il coraggio di partire domani per Marengo: è li che le truppe si scontreranno. L’ onorerò il giuramento fatto alla mia gente.

 

So che questa lettera non ti arriverà in tempo per pregare per noi, ma sono certo che questa notte mi verrai a trovare in sogno.

 

Tu, i nostri bellissimi figli siete ciò che più di prezioso possiedo su questa terra. Non dubitarne mai.

 

Sempre

Francesco

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