Mediterraneo

  Il 21 dicembre del 1792 la flotta francese si presentò nel Golfo di Cagliari con l’intenzione di conquistare la Sardegna.

 

Quando l’8 gennaio riuscirono a conquistare l’isola di San Pietro ed iniziarono i cannoneggiamenti contro la città, il Duca di Savoia mandò in aiuto ai miliziani Sardi cinquemila uomini del suo esercito.

 

Ed ecco che due persone che non avevano nessuna possibilità d’incontrarsi si ritrovano nel medesimo posto.

 

Lei detestava la bandiera dei Savoia che le sembrava aver coperto e soffocato la sua terra. Lui che quella stessa bandiera aveva giurato di difendere anche a costo della sua vita.

 

Eccoli, sullo stesso lembo di terra accarezzata dal mare.

 

Lui aveva capito che avrebbe potuto amarla nel momento stesso in cui lei orgogliosa, caparbia e testarda gli aveva detto “Non abbiamo bisogno del vostro esercito!” 

 

Lei non era riuscita più ad ignorarlo dal momento in cui aveva visto quel sorriso piacevolmente divertito a quella frase che gli aveva rivolto che avrebbe stizzito qualsiasi altro soldato sabaudo.

 

L’ostilità per quello che lui rappresentava venne spazzata via con il vento.

 

Ed in qui giorni di guerra, sangue ed incertezza la sola cosa buona che lui sentiva scaldare la sua anima era lei.

 

I suoi occhi grandi incapaci di nascondere i suoi sentimenti, la sua bocca che con un sorriso o un bacio possedeva la capacità di curare ogni cosa. 

 

Straniero, in una terra carica di antiche storie che lui non conosceva, eppure a casa ogni volta che la chiudeva in un abbraccio e l’ascoltava parlare della sua gente o la sentiva cantare quelle canzoni in quella lingua sconosciuta.

 

L’esercito Francese allentò le mire sulla Sardegna quando riuscì a conquistare il Ducato di Nizza. 

 

Gli ordini che giunsero da Torino furono di rimanere lì per il tempo necessario a capire se i francesi avrebbero provato a ritornare.

 

Se non ci fosse stata lei, avrebbe odiato quell’ordine: attendere con le mani in mano sapendo che a nord uomini come lui combattevano perché gli invasori non avanzassero ulteriormente gli sarebbe sembrata una prigione.

 

Ma lei rese quell’attesa il periodo più bello di tutta la sua vita.

 

Per quei pochi mesi si dimenticò quasi della divisa che attendeva d’essere indossata nuovamente.

 

 

Si svegliò sentendo bussare. 

 

Il sole era sorto da poco. Scivolò via dall’abbraccio in cui lei si era addormentata, sperando di non svegliarla, s’infilò i pantaloni per coprire le sue nudità ed andò ad aprire.

 

 

 

Solo una persona sapeva che se non era nei suoi alloggi a quell’ora l’avrebbe trovato da lei. Quella persona era il suo tenente ed il solo motivo che poteva avere per cercarlo li erano dei nuovi ordini urgenti.

 

“É arrivata questa per lei” gli disse quando aprì la porta porgendogli una busta con il sigillo sabaudo.

 

“Grazie…” rispose, prendendola fra le mani.

 

Sapeva cosa vi avrebbe letto. Perché anche se il suo cuore sembrava aver dimenticato d’essere un soldato, la sua mente aveva abbastanza esperienza per dedurre i nuovi ordini elaborando le notizie che erano arrivate da Torino nei giorni precedenti.

 

Perché anche se aveva sperato che quella lettera non arrivasse mai sapeva che la speranza di un singolo uomo non ha nessun peso nelle trame del destino.

 

Guardando il suo tenente allontanarsi non riuscì a staccare gli occhi dal porto poco distante. 

 

Forse un giorno quel mare avrebbe raccontato anche la sua storia. Forse si era guadagnato il privilegio di esserne un amico e forse quel giorno il mondo sarebbe stato migliore e non avrebbe più avuto uomini bisognosi di eserciti.

 

Tornò da lei con quella lettera ancora chiusa. Dormiva ancora. Non si era resa conto di nulla, per lei quel giorno era ancora come quello precedente.

 

Guardandola adagiata sulle lenzuola di cotone candido gli sembrava un angelo.

 

Era difficile credere che fosse la stessa donna che la notte prima lo aveva fatto morire di piacere. Come riusciva ad essere così indifesa, delicata e pura ed al tempo stesso trasformarsi in passione e carne? Come riusciva a rinchiudere in quel corpo sia l’angelo che il demone?

 

Il suo seno sembrava chiamarlo, cercando di liberarsi da quel lenzuolo, le sue labbra in un sorriso appena accennato pareva lo invitassero a servirsi di lei.

 

Poteva ancora fingere di non sapere cos’avrebbe letto in quella lettera. Poteva far iniziare quella giornata come se fosse un’altra delle precedenti… poteva regalarsi ancora una giornata in paradiso. O avrebbe dovuto aprire la busta e non poter più fingere? E svegliarla da quel sogno durato tre mesi?

 

“Cos’è quella?” chiese lei aprendo gli occhi e scorgendo la busta che teneva fra le mani. Osservandola meglio vide il sigillo che la chiudeva e capì di cosa si trattasse,

 

perché senza aspettare che lui rispondesse gliela prese dalle mani ed avvicinando le labbra alle sue gli sussurrò un semplice “non adesso…” e baciandolo lentamente l’appoggiò sul comodino.

 

“Non adesso…” fece in tempo a farle eco lui prima di rispondere a quel bacio che li fece ritrovare uno sull’altra in quel letto.

 

“Adesso sei solo mio…” gli respirò lei sulle labbra, mentre gli abbassava i pantaloni per poter sentire i loro sessi cercarsi. 

 

Si ritrovarono presto nudi entrambi a godere del magico contatto della loro pelle e di quei baci e carezze che riuscivano ad eliminare ogni pudore.

 

Lei, il solo posto nel mondo che volesse conquistare davvero.

 

Lui, il solo invasore a cui avrebbe dato la sua anima, il suo cuore ed il suo corpo.

 

Il mondo in cui valeva la pena di vivere e morire in quel momento iniziava e finiva in quel letto.

 

Entrò in lei sfogando quel piacere avvolgente in un profondo sospiro che sembrò ossigenare la sua anima.

 

Calda e lussuriosa, lei lo strinse a sé muovendo sinuosa il suo inguine per sentirlo completamente parte del suo corpo.

 

Amore, tristezza e separazione fuori dalla porta ad attendere condivano quel piacere rendendolo ancora più forte e disperato e che li sorprese in un orgasmo così totalizzante da lasciarli senza fiato e parole.

 

“Vado a preparare la colazione…” disse lei quando trovò la forza di abbandonare quelle lenzuola che li proteggevano dalla verità.

 

Lei sapeva che, rimasto solo, lui avrebbe letto quella lettera.

 

Entrambi sapevano che poi quella primavera sarebbe stata diversa da come l’avevano sognata.

 

“Per ordine di Vittorio Amedeo III, Re di Sardegna, Duca di Savoia, Principe di Piemonte e Conte D’Aosta …”

 

Iniziava con quelle parole la fine di quella normale giornata da uomo.

 

Iniziava così la ripresa del suo ruolo di Capitano delle truppe sabaude di stanza in Sardegna.

 

Avevano deciso di tentare la riconquista di Nizza ed il generale a cui era stato affidata la missione li rivoleva fra i ranghi al Nord.

 

Quando la raggiunse nella piccola cucina lei lo guardò chiedendogli solo “Quando?”

 

“Domani mattina”

 

Nel silenzio che seguì vi erano nascoste tutte le parole che non avevano bisogno di dirsi e tutti i sentimenti che non serviva esternare.

 

“Promettimi che non ti farai uccidere da un Francese..” cercò di scherzare lei quando lui la salutò per tornare dai suoi uomini ad organizzare la partenza.

 

“Li rimandiamo a calci in culo a Parigi e ti prometto che tornerò prima che ti accorga che ce ne siamo andati…”

 

“É la prima volta che spero che un Piemontese torni qui a darmi ordini..”

 

Lui le sorrise. Le accarezzò il viso e la baciò dolcemente.

 

Forse non avrebbe più avuto modo di rimanere da solo con lei, forse quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe baciata…

 

La mattina seguente, mentre ancora il sole stava sorgendo e la loro nave stava salpando per riportarli più vicino a casa, la vide camminare fino alla parte più estrema del porto.

 

Dalla nave lui alzò la mano per salutarla. 

 

Il vento che le soffiava sul viso sembrava portarle il suo profumo.

 

Non staccò lo sguardo dalla costa fino a che non riuscì più a vederla e giurò a quel mare che quella non sarebbe stata l’ultima volta, che sarebbe tornato da lei.

 

 

 

Se volete conoscere la fine di questa storia, potete chiederla al Mediterraneo. 

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