La Mela e il Serpente

1. Arrivi

L’area Arrivi dell’aeroporto è gremita: il volo è appena atterrato e un nugolo di persone è assiepato proprio di fronte alla grande porta scorrevole ancora chiusa, la scrutano con occhi impazienti in attesa che i passeggeri, una volta ritirati i bagagli dal nastro trasportatore, si dirigano verso l’uscita per attraversarla.

Un poco in disparte, una figura minuta, con grandi occhi color caramello e una selva di ricci ribelli a incorniciarne il volto, tiene fra le mani, stropicciandolo nervosamente, un foglio di carta ripiegato a metà, guardandolo ogni tanto di sfuggita con un lieve sorriso.

Il suo leggero abitino giallo a fiori si apre a corolla su un paio di gambe delicate e irrequiete, frusciando lievemente ad ogni movimento.

Le porte si aprono, i passeggeri sciamano via, chi da solo, chi a gruppetti, gli occhi della ragazza si soffermano sui saluti e gli abbracci scambiati tra la folla, su qualche coppia che si bacia tra i sorrisi. Chissà quali storie si celano dietro quegli incontri, le attese di rivedere i proprio cari, lontani per chissà quali motivi.

Tiene il foglietto tra le mani, dispiegato contro il petto, con un’aria quasi smarrita. Sul foglio non c’è un nome, solo un disegno morbido di una mela e un serpente.

“Sei tu”… una voce calda le sussurra davanti.

“Sei… alto”

“Sei bellissima”.

Gli occhi negli occhi, l’uomo la scruta con meraviglia. Alto, il petto ampio, una leggera barba a incorniciargli il viso e i capelli nerissimi, leggermente spettinati, la maniglia di un piccolo trolley stritolata dalla mano grande, al punto che le nocche sono diventate quasi bianche. Da sotto la manica della t-shirt, sul braccio sinistro spunta un tatuaggio, sembra la coda di un serpente: lei allunga la mano per toccarlo, le sue dita sfiorano impercettibilmente la pelle di lui, provocandogli un brivido.

Il viso di lei si apre in un sorriso che le fa brillare gli occhi di riflessi di miele.

“Posso abbracciarti?”

Al suo assenso, lui si china per affondare il viso sull’incavo del suo collo, le cinge la vita e quasi la solleva tirandola a sé. Inspira lentamente, per imprimere nel ricordo il suo odore dolce, di estate, di rose e di elicriso.

“Sono felice di conoscerti, finalmente”.

“Anche io”.

2. La mela e il serpente

Rimangono in silenzio, gli occhi negli occhi, per un tempo che sembra interminabile. Le parole, l’unico loro modo di comunicare in quei mesi precedenti in chat, sembrano non esistere più. Si conoscono profondamente, ma i loro corpi fino a quel momento erano estranei.

Si erano incontrati per caso, vagando in una chat erotica per gioco, si erano scritti a lungo raccontandosi come mai avevano fatto con nessun altro. Tra loro i patti erano chiari: nessuna foto, nessuna morbosa videochiamata a masturbarsi furiosamente come spesso capita in quel tipo di incontri
virtuali: solo parole, segreti inconfessabili rivelati dai tasti
digitati sulle loro tastiere. Neppure conoscevano i rispettivi nomi: lei era Apple, lui Snake. Un Uomo e una Donna, gli unici al mondo. Sembravano fatti apposta per incontrarsi e consumare il frutto del peccato.

Lei aveva indugiato a lungo prima di accettare l’invito di lui a trasformare la conoscenza virtuale in un incontro reale, non l’aveva mai fatto prima e la paura di scontrarsi con una realtà non all’altezza di quel misterioso legame: eppure ora l’elettricità tra i loro corpi è quasi palpabile. Si sfiorano appena, con la punta delle dita, incapaci di spezzare quel momento di scoperta così intenso.

“Andiamo” dice lui rompendo il silenzio. Era sempre lui a condurre il gioco, la sua sicurezza rendeva lei docile e remissiva, si affidava completamente annullando le sue difese.

Si avviano verso l’uscita tenendosi per mano, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Varcate le porte girevoli dell’aeroporto, sono investiti dalla luce di un sole primaverile e dalla brezza profumata di macchia mediterranea, così familiare per lei, una piacevole novità dei sensi per lui: quella brezza aveva la stessa fragranza dell’incavo del collo di cui si era appena inebriato.

Anche per quell’incontro si erano dati delle regole precise: un luogo affollato, nessun dettaglio che possa ricondurre alle loro vere identità, fino a che entrambi si fossero sentiti abbastanza al sicuro da poter far posto alla realtà. Quindi si dirigono verso il
centro città, come due comuni turisti a mescolarsi tra la folla.

Davanti a un caffè, in un locale tranquillo e ben frequentato, i due chiacchierano affabilmente del più e del meno, come se si parlassero per la prima volta: paiono studiare le rispettive voci, le inflessioni, le espressioni del viso così nuove eppure così familiari.

D’un tratto, un guizzo negli occhi di lui la fa ammutolire: avvicina le labbra al suo orecchio e sussurra “vai in bagno e sfilati le mutandine, poi portamele qui”.

A quell’ordine, perentorio eppure dolce, lei si alza e si dirige verso la toilette, un vortice di emozioni le turbina nel cervello, il petto si gonfia, il cuore batte all’impazzata.

Torna al tavolino con le gambe tremanti, quasi liquide, lo sguardo offuscato dall’eccitazione: consegna tra le mani di lui quel piccolo trofeo e si rimette a sedere. Lui sorride, avvicina il piccolo fagotto di tessuto alle narici, inebriandosi del profumo di lei, poi lo infila nella tasca dei pantaloni. Il gioco è appena cominciato.

3. Il giardino dell’Eden

Snake

Dio, ha un profumo delizioso… ed è un incanto… ha le guance arrossate, somigliano davvero a due mele rosse tutte da mordere, la mangerei qui!

Ma, cazzo! Sembra molto più piccola di quello che mi ha detto in chat: 23 anni… a me sembra ne abbia a malapena 18… cazzo, e se fosse minorenne? Dovrei piantarla qui, le chiedo la carta d’identità e se scopro che è minorenne le restituisco le mutandine, le do un bacio sulla fronte e scappo via a gambe levate…

E le cose che mi scriveva in chat! Cristo mi fa impazzire… non posso credere che mi abbia davvero chiesto di farlo… e ora sono qui… a far avverare quelle fantasie… devo smetterla di pensarci, ce l’ho già duro come il marmo e il pantalone sta per scoppiare! Quanto è bella però… sta stritolando tra i pugni che tiene in grembo il tessuto di quel vestitino che le avvolge i fianchi così rotondi e invitanti… non riesco a smettere di guardarla.

Apple

Non ci posso credere! Lo ha fatto davvero! È venuto fin qui per me, e ora ha le mie mutandine nella sua tasca… ancora non riesco a capacitarmi, gli ho davvero consegnato la mia biancheria intima? mi gira la testa e sono confusa, in preda a una strana eccitazione mista a paura.

Lui è proprio come lo avevo immaginato: quelle mani grandi e calde, le spalle larghe, il sorriso aperto, e quegli occhi! Oh, pare voglia divorarmi con lo sguardo… Mi sembra più grande però dei 27 anni che ha dichiarato in chat!

Sorride facendo finta di nulla, ma lo vedo che cerca di nascondere l’erezione che spinge sui pantaloni… L’ho eccitato! Sarà stato il mio odore? O l’idea di possedermi? Ho paura, ho paura… ma non voglio fermarmi!

Stare senza mutandine mi dà una sensazione così strana… Mi sento un fuoco liquido tra le cosce… i capezzoli premono dolorosamente sotto il pizzo del reggiseno… Ho i palmi delle mani bagnati, il respiro corto e sto tremando…

Sì, ora lo so: andremo fino in fondo…

Si alzano dal tavolino, lui paga i caffè e con un gesto cavalleresco le apre la porta per uscire dal locale.

Salgono sull’auto di lei, che dopo pochi minuti di strada lasciano parcheggiata su un tratto sterrato circondato di vegetazione. “Seguimi…” sussurra.

Dopo pochi passi il paesaggio si apre su una caletta riparata di sabbia bianchissima
circondata dalle rocce e da contorti ginepri secolari. Il blu del
cielo è abbacinante. Un angolo di paradiso terrestre, lontano da
tutto e tutti. “È come lo immaginavi?” gli chiede, e lui,
ammutolito da quello splendore, non può che annuire silenziosamente.

“Possiamo fermarci in qualunque momento, ricorda!” le dice lui sorridendo. “Non ne ho la minima intenzione” risponde lei.

4. Il frutto proibito

Lui la osserva, le scosta con le dita un ricciolo dalla fronte portandolo dietro un orecchio, poi si allontana di qualche passo per poterla ammirare:
“ferma così, fatti guardare” le dice. Allunga la mano verso il
piccolo trolley che ha portato con sé e ne tira fuori una fotocamera mirrorless con su montato un obiettivo da 50mm. Fruga un altro po’ nel fondo del trolley e prende una mela, rossa e lucida, e la porge a lei.

“Non so cosa devo fare. Guidami tu” gli sussurra. Il cuore le batte all’impazzata, sembra quasi di vederlo pulsare sotto i fiori dell’abitino.

“Non fare caso alla macchina, guarda me e rilassati, dopo un po’ non ti accorgerai neppure che c’è” risponde lui iniziando a scattare, senza mai spostare gli occhi da quelli di lei.

Lei si muove lentamente, seguendo le indicazioni che lui mormora mentre le gira intorno come in una danza.

“Ora togli il vestito”

Lei esegue, rimanendo nuda, in piedi davanti a lui, il blu del cielo sullo sfondo fa risaltare il bianco della sua pelle giovane, la brezza del mare le scompiglia i riccioli che brillano di mille sfumature, e lui rimane per un attimo come in apnea. Ne aveva viste e fotografate di donne, ma nessuna toglieva il fiato come lei, in piedi davanti a lui con solo una mela tra le mani a gareggiare per rossore con le sue guance e la sua bocca umida. Riprende a fotografarla cercando disperatamente di ignorare la spaventosa erezione imprigionata nei pantaloni, mentre
lei gioca voluttuosamente con la mela, in uno squisito miscuglio di ritrosia e lussuria.

Alla vista di lei con le braccia mollemente appoggiate su un ramo incurvato di ginepro, le labbra dischiuse come a cercare un bacio e gli occhi liquidi per l’eccitazione, lui ha un fremito.

“Apri le gambe, ora, e poggiane una sul ramo: mostrami il tuo frutto proibito”

Si avvicina, e prende qualche scatto in primo piano a quella visione di paradiso, completamente liscia, lucida di umori e gonfia di eccitazione. Poi posa la macchina, e si avventa sulla sua bocca: il bacio che si scambiano fa tremare la terra sotto i loro piedi, le bocche si cercano, le lingue si inseguono, e tutto il mondo intorno a loro scompare per un momento.

Si immerge tra le cosce tremanti e assapora con la lingua la sua fessura stillante miele, strappandole un gemito. Le due dita percorrono il crinale delle sue grandi labbra sfregandole e torturandone l’apertura, ma senza penetrarla. Vuole divorarla, farla sua, sentirla gemere e lasciarsi andare fino al piacere ultimo dell’orgasmo, e quando questo avviene, ancora con il volto affondato in lei prende la fotocamera per fermare in un ultimo scatto l’espressione di pura estasi del suo volto.

“Grazie” mormora lui sulle sue labbra, tra un bacio e l’altro “ho appena fatto gli scatti più belli della mia carriera… ora però ti prego, rivestiti o succederà una cosa gravissima dentro i miei pantaloni…”

Lei lo guarda con un sorriso malizioso, e per tutta risposta gli si spalma addosso premendo i suoi seni contro di lui. “Forse posso fare qualcosa per farti stare meglio” sussurra iniziando a slacciargli la cintura dei pantaloni. Le sue mani piccole e calde liberano dalla sua prigione di stoffa la sua erezione, carezzando lentamente per tutta la sua lunghezza un cazzo di tutto rispetto, proporzionato, dritto e con una cappella rosa e lucida come uno specchio. Quando lei gli si inginocchia davanti e poggia le sue labbra proprio sulla punta, lui si lascia sfuggire un gemito. Non dura moltissimo, l’eccitazione è tanta che dopo un paio di sapienti leccate e qualche pompata più profonda, lui rantola il suo godimento e la spinge via da sé, spargendo il suo seme sul terreno con un paio di potenti schizzi. Lei a quel punto lo riavvicina, leccandogli via le ultime gocce rimaste e
dopo averlo devotamente ripulito, lo riveste e si rialza per
abbracciarlo stretto.

“Stasera sarà il mio turno” Gli ricorda lei con un sorriso. “Non hai cambiato idea?” risponde lui. “No, ora più che mai so che è tutto quello che voglio”

5. La scala verso il paradiso

È ormai l’ora di rientrare, il sole cala verso le montagne donando al paesaggio quell’incantata luce calda che i fotografi chiamano “ora d’oro”.
I due giovani si attardano seduti sulle rocce lambite da deboli onde di risacca, che fanno da accompagnamento sonoro alle loro chiacchiere leggere, appena sussurrate a fior di labbra, miste a risa e piccoli baci. A guardarli sembrano una coppia collaudata dal tempo, e non due sconosciuti che non sanno neppure i loro reciproci nomi.

“Vorrei che questo giorno non finisse mai” le sussurra lui in un orecchio, il suo respiro le solletica il collo e lei ha un piccolo brivido.

“Ehi! Hai una missione da compiere!” risponde lei tuffandosi fra le sue braccia con un allegro gridolino. Si inchiodano gli occhi negli occhi prima di riallacciarsi in un lungo caldo bacio, da cui lui si stacca a fatica: “hai ragione, è ora di andare”. Radunano tutte le loro cose e si avviano verso l’auto che li condurrà all’albergo.

Lei lo accompagna davanti all’entrata, lo saluta e rientra a casa per prepararsi per la serata, lui prende possesso della camera, si spoglia e si infila sotto la doccia, frastornato, eccitato e pensieroso.

Non vede l’ora di rivederla, hanno appuntamento per una cena a due e vuole prepararsi al meglio per esaudire la sua fantasia, anche se continua a temere per quel che potrebbe accadere. In fin dei conti lei gli piace molto, sente di essere legato a lei ma quell’incontro dovrà durare solo il tempo di questo weekend, come da accordi, niente strascichi, nessuna relazione a distanza. E quello che lei le ha chiesto è assai rischioso per la buona riuscita di questo accordo.

Si rade, si veste con cura, riordina un poco la stanza e sistema la scatola dei profilattici sul comodino insieme a una confezione di fazzoletti di carta. Poi si occupa di scegliere un po’di buona musica di sottofondo… qualcosa di classico… mmm… ok, i Led Zeppelin possono creare la giusta atmosfera. Dà un’ultima occhiata alla stanza, prima di uscire e richiudersi la porta dietro di sé. Lei lo raggiungerà al ristorante.

Lei nel frattempo è rientrata a casa, ancora eccitata per tutte le emozioni della giornata. Farsi fotografare completamente nuda è stato elettrizzante, e poi quello che lui le ha fatto con la lingua… che sensazione travolgente, ancora le gambe le tremano al pensiero e lei si sente languida e molle.

Vuole farsi bella per lui: sceglie con cura la biancheria e gli abiti, indossa un paio di tacchi alti che le donano un’andatura sinuosa, e raccoglie i lunghi riccioli lasciando scoperto il collo.

La cena scorre piacevolmente, complice del buon vino rosso morbido che carezza loro il palato e scioglie ogni residuo di inibizione, finché lui si alza, la conduce in camera tenendola per mano, e chiude la porta.

“Spogliati” le dice, ancora in piedi davanti al letto.

Continua ad ammirarla, e i suoi sguardi sembrano carezze sulla pelle di lei che si solleva in tanti piccoli bulbi di eccitazione.

“Ti è piaciuto quello che abbiamo fatto questo pomeriggio?” le chiede sfilandosi lentamente la giacca.

“Si”, risponde lei in un sussurro, in piedi, nuda in mezzo alla stanza, inchiodata ai suoi occhi e incapace di muoversi.

“Ti è piaciuto farti guardare?”

Lei annuisce, deglutendo, un brivido le scorre lungo la schiena. Lui sbottona i polsini della camicia.

Si avvicina a lei e inizia a scorrere con le dita lungo tutto il suo corpo, lentamente, provocandole brividi caldi sempre più intensi.

“Ti è piaciuta la mia lingua sul tuo corpo?” Si sfila la camicia mostrando il suo petto largo, una leggera peluria riccioluta che prosegue con una riga dritta fino a scomparire nella cintura, le braccia ampie, muscolose, e il serpente che avvolge con le sue spire il braccio sinistro, poggiandosi con la sua lingua biforcuta proprio sulla spalla.“Vuoi che lo rifaccia?”

Lei avvampa, le guance si imporporano rendendo la sua espressione deliziosamente provocante.

“Si.”

Lui le cinge la nuca, attirandola a sé, e ricomincia la danza delle lingue che si inseguono e si esplorano, con urgenza e passione. Finiscono sul letto, le mani scivolano sui corpi sempre più eccitati. Lui si sfila i pantaloni, iniziando a distribuire una lunga scia di baci dal collo fino ai seni, torturando i bei capezzoli scuri con la lingua e con piccoli delicati morsi.

“Non vedo l’ora di vederti godere per me”

Quando affonda il viso tra le sue cosce, lei soffoca un grido, rovesciando la testa indietro sui cuscini. Ma stavolta la sua lingua rimane solo per pochi istanti, infatti con un sorriso sornione si solleva, e senza smettere di guardarla negli occhi inizia a toccarla con entrambe le mani: un dito circuisce il clitoride con lunghi movimenti circolari, altre dita esplorano le grandi labbra per tutta la loro lunghezza, aprendo delicatamente la fessura già fradicia di eccitazione. Torna con le
labbra a baciare i seni e un attimo dopo avvolge di nuovo la sua
bocca al clitoride, succhiando e leccando con perizia. Lentamente indice e medio affondano in lei, che geme e scalcia, scossa da tremiti dalla testa ai piedi, mentre lui le uncina le carni con le dita. I suoi movimenti sono lenti ma sicuri, vuole portarla al limite per poi tirarsi indietro, più e più volte, fino a farla impazzire.

“Ora sarai mia” le sussurra, e lei ansima di piacere.

“Cosa vuoi che faccia? Devi chiedermelo” lei lo guarda, la bocca dischiusa, gli occhi annebbiati dal desiderio, e ansimando risponde “prendimi…”

“Non ti ho sentito… cosa devo fare? Dimmelo…” la tortura, continuando a muovere le mani su di lei come un pianista esperto esegue la sua sinfonia preferita.

“sverginami”.

A quel punto lui sorride, prende uno degli incarti argentati dalla scatola e lo strappa con i denti, senza mai perdere il contatto con i suoi occhi imploranti si infila velocemente il profilattico e si sistema tra le sue cosce, indirizzando la sua piena potenza verso la fessura di lei.

“Adesso” le sussurra all’orecchio, e spinge dentro la sua carne morbida, con lentezza esasperante, un centimetro per volta, mentre gli occhi di lei si spalancano e le si mozza il respiro in gola per la sensazione nuova e prepotente di sentirsi invadere dentro.

“Sto scardinando la porta del paradiso…”

Prende possesso della sua bocca, mentre modula la potenza dei suoi affondi per darle il massimo del piacere: la sua missione è donarle un’esperienza indimenticabile.

I suoi occhi si perdono in quelli di lei… non credeva di poter provare un’emozione così devastante: il legame tra loro è troppo pericoloso, e lui ci è sprofondato dentro senza sapere come uscirne, forse non ne vuole proprio uscire… Le sue labbra si muovono autonomamente pronunciando una frase che non proviene certo dalla sua mente conscia: “ti prego, pronuncia il mio nome… Simone… mi chiamo Simone…”

“…Si…Simone… Ah!” grida lei in preda agli spasmi dell’orgasmo che montano come ondate calde.

“E ora dimmi il tuo…”

“Adele…”

“Oh… Adele…” sospira artigliando le sue carni per non perdere l’equilibrio mentre le contrazioni di godimento di lei lo avvolgono, quasi stritolandolo e portandolo al punto di non ritorno: l’orgasmo lo squassa dal profondo, lasciandolo inerme e abbandonato sul corpo di lei.


Si addormentano così, pelle su pelle, e l’indomani mattina al
risveglio Simone non c’è più, sul letto sfatto solo il suo
profumo, e sul cuscino una mela rossa con il segno del suo morso.

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