40 gradi.
Perché non scappare dalla città e sfruttare la casa al mare?
Così, cercando d’evitare le partenze intelligenti, si son fatti armi e bagagli e abbiamo puntato la carovana a Sud.
La coda in autostrada a Bologna ci fa capire che non siamo stati i soli ad avere quest’idea.
Mentre mi muovo alla velocità di bradipo azzoppato sotto al solleone che batte sull’asfalto, sento di dover ringraziare immensamente due persone in particolare.
Il primo, colui che ha inventato l’aria condizionata, e il secondo, chi ha inventato il cruise control adattivo.
Due grandi ingegneri che hanno salvato dai colpi di calore molte persone e che hanno preservato le frizioni delle macchine durante le code. Dovrebbero anche inventare i sedili autoraffreddanti… che sappia io ci sono solo quelli riscaldati.
Dopo mille peripezie, eccoci.
In effetti qui in riviera si sta meglio eh… ci sono 39 gradi… ventilati però. In pratica con un po’ di insistenza si potrebbero cuocere biscotti.
Odio l’estate. Odio sudare. Non si può andare in giro con l’ascella pezzata perpetua!!!
Dai. Basta. Non pensiamoci. Siamo al mare… c’è un caldo demoniaco MA almeno si è giustificati a girare mezzi nudi e ci si può mettere a bagnomaria cercando di raffreddare la temperatura corporea.
Il kit dell’uomo in spiaggia ce l’ho e si riduce tutto a due sole cose: telo da mare e gazzetta dello sport.
È tutto quello che serve a un maschio medio. Se poi, come il sottoscritto, si hanno costumi con le tasche non è nemmeno necessario uno zaino per portafogli e telefono.
Ma poi ti sposi e…
“Facciamo una borsa sola?”
E tu, che hai solo 3 cose, pensi che buttarle nella borsa della consorte ti agevoli, quindi annuisci, ignaro del fatto che poi quella borsa la porterai tu e che dentro lei metterà qualsiasi cosa.
Crema protettiva per il viso protezione 30.
Crema protettiva per il corpo protezione 30.
Attivatore di Melanina spray.
Spray per capelli.
Salviette umidificate per pulirsi (perché, sebbene andiamo in uno stabilimento balneare attrezzato “non si sa mai… potrebbe servire!”)
Burrocacao protettivo.
Spazzola per capelli.
Libro.
Almeno 2 giornali di gossip.
E quando hai figli a questo vanno aggiunte le creme protettive protezione 50 per i nani, i vari cambi di costume e una borsa aggiuntiva per i giochi. Quest’ultima poi verrà lasciata stanziale sotto all’ombrellone insieme ai vari materassini, salvagenti o animali gonfiabili.
In pratica quello non è più un semplice ombrellone con due lettini, diventa un accampamento.
Quest’anno poi il grado di difficoltà al relax in spiaggia è diventato di livello espertissimo… perché s’è aggiunto un miniumano che ha imparato a gattonare e quindi si muove in totale autonomia, e per quanto sembri impossibile, riesce a spostarsi da dove lo lasci come un ninja, e quando te ne accorgi potrebbe già avere fatto danni.
Non credo che riuscirò mai a finire di leggere la gazzetta… la guardo. È li. Appoggiata vicino a me. E ogni volta che penso di prenderla succede qualcosa.
Poi devo scoprire perché quando vado a fare il bagno con i miei figli finisce sempre che mi ritrovo con altri bambini intorno… e mi sento l’animatore di un baby park…
Anche fumare una sigaretta in pace è una “mission impossible”.
Il secondo figlio mi ha fatto capire che per i prossimi 14 anni (almeno) non riuscirò mai più a rilassarmi in spiaggia.
Ok. A questo punto non fraintendete, è bellissimo passare il tempo tutti insieme e vederli divertirsi eh… e sicuramente è meno faticoso che lavorare in fonderia…
Dopo le mille e mille peripezie giornaliere e aver mentalmente ringraziato i ragazzi dell’animazione che almeno 2 orette in una giornata di spiaggia ti aiutano ad intrattenere i bambini, arriva il momento migliore in assoluto… quello che ho sempre preferito.
Quel momento che ti rimette in pace con la vita… il tardo pomeriggio.
Il sole che inizia a calare, la temperatura che diventa sopportabile, il venticello che si alza, la spiaggia che inizia a svuotarsi…
Lo senti quando è quel momento. Lo percepisci nell’anima perché è quell’istante in cui senti che al sole non stai più sudando e avverti che finalmente riuscirai a degustare una bevanda senza sudarla un secondo dopo.
Ho detto bevanda? Scusate… volevo dire Spritz.
“Porto a casa i bimbi…” dice mia sorella che quest’anno con suo marito ha condiviso con noi la vacanza.
Solitamente non apprezzo averla troppo intorno, ma quest’anno non credo potrò mai sdebitarmi per averci lasciato dei momenti solo per noi.
Non l’ha fatto per mero altruismo eh, non è da lei… ha solo nostalgia di quando i suoi figli erano piccoli, ma questa cosa che si diverte a farci da baby sitter è utile a tutti.
Questa sera nel nostro stabilimento balneare stanno organizzando una cena, e il dj ha iniziato a suonare qualche disco per l’aperitivo.
Quando vado a prendere al bar due spritz mi sembra più un villaggio vacanze fantozziano, ma data la mia età credo sia più adeguato questo che un Papeete.
In ogni caso non abbiamo voglia di casino, quindi abbiamo deciso di rilassarci bevendoceli sul lettino davanti al mare… cosa c’è di meglio di una spiaggia semivuota?
C’è lei. C’è lo spritz. C’è il mare. C’è il tramonto. Che altro mi serve?
In un mondo ideale la musica che arriva lontano dalle casse del dj non sarebbe una sfilata dei tormentoni attuali… ma non si può avere tutto dai… va bene anche così!
Ora che posso concentrarmi solo su di lei realizzo che ha messo quel costume fucsia che mi piace da morire.
Quanto cazzo è gnocca!!! Dovrei essere abituato a vedere il suo corpo. Anche quando si è piccoli un lunapark sembra bello solo le prime volte, poi ti abitui anche alla giostra più bella… lei no. Lei è sempre il mio lunapark più eccitante!
Conosco ogni curva, ogni insenatura, ogni neo di quel corpo, eppure la voglia di scoprirlo non mi passa mai, e ancora più stupefacente è che nel rendermi conto di conoscerlo alla perfezione mi piace anche di più, perché conoscere ogni suo segreto è un privilegio che so di avere in esclusiva.
Beve un sorso del suo spritz poi prende una patatina e se la porta alla bocca. Quella bocca vorrei consumargliela.
“Quando ci penso… poi mi manca l’ariaaa…” Elettra Lamborghini canta il suo “capolavoro” e non so perché ma… lei riesce a rendere bella pure quella canzonetta mentre canticchia guardandomi per prendermi in giro.
“ok! Questa te la sei voluta!” dico alzandomi e prendendola in braccio, lasciandole solo il tempo di appoggiare il suo bicchiere.
“No dai…” ride mentre mi dirigo sulla battigia.
Lanciarla in acqua mi fa tornare ragazzino, quando fare dispetti alla ragazza che ti piaceva era un corteggiamento.
Per vendicarsi lei prova a tirarmi in acqua con lei… le faccio credere di riuscirci solo perché in mente ho un progetto…
Andiamo dove l’acqua è più alta…il ghiaccio degli spritz sotto l’ombrellone forse si scioglierà, ma non m’importa… ora ho cose più importanti a cui pensare.
L’acqua le arriva appena sopra il seno, si aggrappa a me.
Le sue braccia dietro al mio collo, le sue gambe allacciate alla mia schiena e le onde che la muovono contro di me.
So che sente esattamente l’effetto che mi fa… e so che quei piccoli movimenti del suo inguine contro la mia erezione non sono dovuti a quelle onde.
La bacio, perché mi è impossibile non farlo. Non c’è bisogno di dirsi niente. Non serve. Le parole servono a chi riesce a sentirsi solo con l’udito… Non le serve sapere che mi sento l’uomo più invidiato della spiaggia o che la sceglierei ancora fra altri milioni di donne. Non serve che le dica che mi eccita come il primo giorno. Lo sa. Lei è perfettamente consapevole di tutto ciò che penso.
Non è necessario che sia volgare o romantico. Non serve costruire una storia o sforzarsi d’essere qualcosa… ci basta essere solo noi stessi… nel bene o nel male siamo ciò che ci serve perché anche un tramonto a Cervia sia perfetto per fare l’amore in acqua come due ragazzini.
Mentre perdiamo ogni maturità in quel bacio, le sposto di lato il costume. Ho voglia di toccarla e sentire in quel bacio l’effetto di quelle carezze alla sua figa.
Ho voglia di entrare dentro di lei. Ho un bisogno impellente di sentirmi parte di lei. Di sentirla così profondamente da renderla mia e illudermi che quel momento sia eterno.
Perché non c’è niente di più pirotecnico di quella sensazione che provo quando scivolo in lei. Non ci sono parole che possano rinchiudere il piacere che mi regala quando mi fa sentire il suo corpo.
Quando diventa il mio lunapark e mi lascia fare un giro sulle sue montagne russe.
Il solo pensiero che sta per succedere mi fa pulsare il cazzo, il cervello e il cuore. Mi slaccio il costume per rendere concreto quel pensiero.
Nel sentirmi entrare mi respira sulle labbra. Le tengo le mani sul sedere e la tengo ferma per poterla penetrare più profondamente possibile.
Dio, che meraviglia… come può essere così perfetta?
Mi muovo piano, quasi tenendo il ritmo di quelle onde che ci navigano intorno.
Per quanto ne so, potremmo essere i soli esseri umani lungo tutta la costa adriatica… è questo il suo potere magico: fa sparire tutto ciò che non è lei.
Allento la presa sul suo sedere lasciandola libera di muovere quei fianchi e lasciare che sia lei a decidere come vuole essere scopata.
I nostri visi sono così vicini che potrei riprendere a baciarla, ma voglio guardarla. Mi piace troppo guardarla negli occhi mentre si prende il suo orgasmo, mentre lo reclama lasciva e usa il mio cazzo come meglio crede.
I suoi capezzoli turgidi sotto quel costume sono una tenzione che non riesco ad ignorare. Gliene scopro uno per sentirlo a contatto sulla mia pelle.
La vedo inclinare leggermente la testa indietro… eccola… eccola la mia Dea lussuriosa che sta per venire sul mio cazzo… assecondo quei suoi movimenti sentendo che sto per darle quello che vuole…
Affondo il viso sul suo collo mentre le sto venendo dentro e lei continua a muoversi, vibrando, togliendomi il respiro…
“…perché ogni notte inizia con te…” canta Elettra Lamborghini in quella canzone… e sì, sono fottuto del tutto se dopo aver fatto l’amore con lei penso a quel testo…
Del resto… che mi avrebbe fottuto il cervello l’ho intuito dalla prima volta che le ho rivolto parola… ma sfido chiunque a non innamorarsi di lei!
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