È un gran peccato perdersi questa pace.
Il cielo pieno di stelle, una luna piena che sembra mettersi in mostra, questo freddo frizzante che sembra riempire d’ossigeno ogni cellula della pelle, quel profumo di neve lontana che sta imbiancando le cime più alte che la notte nasconde alla vista e quelle braci nel camino che sembrano una promessa di calore…
Ero uscito per controllare che si stessero spegnendo mentre tu finivi di riassettare la cucina, ma, ora che le guardo, mi sembra un delitto farle morire.
Forse perchè sono stato circondato tutta la sera da parole, rumore e persone, mi sembra quasi intollerabile non godermi questa pace.
“Solo un pezzo di legna” mi dico, scegliendo con lo sguardo quello migliore per rivigorire quelle braci e far tornare il fuoco.
Tolgo la griglia su cui ho cotto la migliore carne alla brace che i tuoi amici abbiano mai mangiato.
Penserò domani a pulirla, per ora può aspettare.
Posiziono il pezzo di legna e lancio qualche schizzo di accelerante per ammirare le fiamme sgorgare dalle braci, alzarsi ed abbracciare quel pezzo di legno.
Ha qualcosa di erotico quell’immagine. Non c’è nulla di distruttivo in quella fusione. Fuoco e legno si consumeranno a vicenda. L’uno al servizio dell’altro, ormai inseparabili… abbracciati nel medesimo destino, forse inconsapevoli della magia che emettono nel calore, nell’odore e nei disegni che produce la loro danza.
Mi siedo sul divanetto: spettatore in prima fila.
Sul tavolino, mezza bottiglia di Nebbiolo aperta… abbandonata lì e poi dimenticata, sembra chiamarmi come una sirena.
Forse, come un indovino, l’avevo lasciata lì proprio per questo momento.
La prendo e ne bevo un sorso, a collo.
“I sommelier mi perdoneranno” penso appoggiando i piedi sul tavolino.
“Non eri uscito per spegnerlo?”
La tua voce mi riporta al qui ed ora. Ero andato lontano, seguendo il navigatore dei miei pensieri. Confusi, disordinati ed eterogenei, sanno fare svolte improvvise che perfino io fatico a seguire, ma in cui adoro perdermi, alle volte. Pensieri che tengo solo per me, ma che tu sembri captare nell’aria e leggere senza che ti siano svelati.
Leggere i silenzi di qualcuno è la più alta forma di amore riconoscibile.
“Quello era il programma…”
“Non smetterei mai di guardare un camino acceso…” dici sedendoti proprio a fianco a me, appoggiando le tue gambe sulle mie.
Siamo perfettamente consapevoli del freddo, eppure quel camino acceso così vicino ci scalda abbastanza da farcelo dimenticare.
“Mi dispiace… non volevo…” posso sentire il tuo sguardo su di me anche se continuo a guardare quel fuoco.
“Ssssh…” dico prendendoti la mano e tirandoti verso di me.
Non mi serve ascoltare il resto di quella frase, so già cosa stai per dirmi e non c’è bisogno che ti dispiaccia di niente. Ti senti in colpa per avermi avvisato solo all’ultimo momento di quella cena, ed è certamente vero che dopo una giornata in ufficio avrei preferito ritrovarmi da solo con te… è anche vero che ascoltare prevalentamente discorsi che riguardavano il vostro lavoro non è stato il massimo dell’intrattenimento… e sì, è sicuramente certo anche che alcuni di quei tuoi colleghi e colleghe non mi siano poi così simpatici… ma di certo non mi ha dato fastidio, nè hai bisogno di dispiacerti… anzi, mi hai dato solo la possibilità d’intuire come sei quando non sono con te, e credimi, in quella sfaccettatura di te che mi hai lasciato osservare non c’è proprio niente che m’infastidisca… è l’ulteriore conferma della mia convizione della donna meravigliosa che sei.
“Parli troppo…” dico girandomi verso di te e sorridendoti un istante prima di baciarti.
Mi sono mancate quelle labbra, le ho guardate tutta la sera parlare e sorridere… ora non le devi usare per parlare, mi devono almeno un bacio… voglio assaggiarle piano, senza fretta.
Ora non mi basta essere come quel fuoco che unendosi alla legna arriverà a esaurirsi.
Non voglio che il nostro destino sia consumarci a vicenda, arrivando a spegnersi, lasciando come testimonianza solo cenere e fuliggine.
Non voglio che il calore che sprigioniamo insieme sia destinato a dissolversi.
Non mi serve andare sotto ai vestiti che indossi ed entrare in te, imprigionandoci in qualche minuto di estasi fisica, per sentirmi parte di te. Non sarà un orgasmo a legarci nel tempo.
Tempo… ecco la cosa di cui ho maggior bisogno questa notte… tempo per decifrarci… per scoprirci… per sorprenderci. Tempo per spogliarsi senza denudarsi… tempo, tutto il tempo per rimanere noi, superando quel grande desiderio che porta i nostri corpi a cercarsi.
Il fuoco in quel camino che ci scalda non è che una parte di quella pace che ci circonda… senza saremmo troppo infreddoliti, ma senza quel silenzio, quel cielo e quel profumo di neve sarebbe solo un fuoco non diverso da molti altri.
Mi serve il tempo per farci diventare quel “tutto” che in perfetto equilibrio produce pace e benessere.
Ho bisogno di sapere che accoccolata fra le mie braccia sia il solo posto in cui vuoi sempre tornare… anche solo per rimanere in silenzio a guardare un fuoco che si spegne.
“ A che pensi?” mi chiedi, puntando i tuoi occhi scuri sui miei.
“Che mi hai fatto entrare in casa 3 Juventini …” scherzo, fingendomi offeso.
“Cretino!!!” ridi, dandomi un pizzicotto sul fianco.
“Non mi stupirei se in casa mancasse qualcosa… hai controllato?” dico fingendomi serio, mentre ti guardo alzarti .
“Domani controlliamo… intanto ho qualche idea su come farmi perdonare…” ti chini su di me dandomi un altro bacio per poi incamminarti verso casa, rubando la bottiglia di vino dal tavolino.
Ok… questa notte non è più lo spettacolo più interessante… ti seguo in casa, mettendo in tasca tutti quei pensieri troppo filosofici.
In fondo… chi sono io per non darti la possibilità di “farti perdonare”? 😉
Lascia un commento