I Racconti di Samael – La mia Cena

  “Non pensare a niente… chiudi gli occhi. Siamo qui per rilassarci” le dico piano, guardandola sdraiata su quel letto mentre le apro l’asciugamano bianco candido in cui si è avvolta uscendo dalla doccia.

La sua pelle profuma di bagnoschiuma, il segno del costume mette in evidenza ciò che tiene nascosto al resto del mondo.

“Dobbiamo decidere dove andare a cena… e devo ancora asciugarmi i capelli…”.

Lo dice ma non sembra mostrare nessuna voglia di alzarsi. Rimane immobile. Lasciandosi ammirare. Concedendomi il privilegio d’ammirarla.

Nudo il suo corpo. Nuda la sua anima. Esposta a me. Priva di segreti da scoprire, eppure continua sorgente di stupore e meraviglia.

Mi siedo al suo fianco e mentre dal suo comodino prendo il latte doposole lei appoggia la sua mano sulla mia coscia.

Mi sorride.

Le faccio colare dal tubetto un po’ di crema direttamente sul suo seno.

“Lì non sono rossa” dice maliziosa guardando le mie mani che iniziano a massaggiare lentamente i suoi seni.

Adoro la sensazione che provo nel sentire quelle tette sotto le mie mani.

Grandi e sode, che non mi stanno in mano.

Morbide e calde, capaci di ipnotizzarmi.

Faccio navigare le mie mani in quei sentieri che le conducono vicino ai capezzoli, stando attento a non sfiorarli. Non ancora. Devo desiderarli così tanto da non riuscire più a evitarli.

Li guardo diventare turgidi sotto i miei occhi, sento il suo respiro.

Eccolo. Eccolo il momento in cui la sua mente si sta liberando da tutti i pensieri che per i prossimi minuti non le serviranno.

Ecco il momento in cui il suo sguardo inizia ad accendersi di desiderio.

Ecco l’istante esatto in cui libera la sua lussuria e lascia che sia lei a comandare la sua mente.

Amo tutto di lei ma ora… in questa precisa frazione di vita, amo che sappia spogliarsi di ogni pudore. Amo follemente la mia puttana. La amo così tanto che il solo desiderio che mi guida è quello di farla godere.

Saldamente tengo le tette fra le mani, mentre con i pollici sfioro delicato i suoi capezzoli.

Incantato avvicino le mie labbra ad uno di essi e lo bacio. Piano. Deve percepire appena il contatto con le mie labbra. Deve desiderarlo. Deve immaginarselo nella mente come l’anteprima di ciò che a breve accadrà.

Inarca appena la schiena, quanto basta per offrire meglio i suoi seni al mio viso.

Lo lecco. Turgido. Eccitato.

Passo la lingua per assaggiarlo e testarne la consistenza.

Lucido della mia saliva sembra ancora più eccitante.

Avido lo succhio mentre la mia mano scende, accarezza la sua pancia, naviga verso il suo monte di venere.

La sua figa glabra nella mia mano. Morbida, delicata.

Passo due dita sulle sue grandi labbra, dischiudendole. È già bagnata.

Svelo alla mia vista il suo clitoride.

Lei divarica le gambe. Vuole mostrarsi. Vuole invitarmi a giocare con il suo corpo. Ha voglia di godere. Ha voglia di farmi vedere il suo piacere.

Una mano le tiene aperte le grandi labbra e l’altra accarezza con la punta delle dita il clitoride. Piano.

Perché adoro fissare la sua figa mentre le mie dita la esplorano.

Perché adoro sentire il suo respiro eccitato.

Toccarla così è come suonare uno strumento perfettamente accordato di cui mi sembra di conoscere ogni nota.

Lei oggi sarà la mia melodia più indecente, la più blasfema. Voglio sentirla urlare di godimento.

Voglio che urli a Dio quanto le piace essere mia.

Voglio che imprechi mentre ogni suo muscolo si contrae e vibra mentre io come il suo aguzzino non lascio che il suo piacere smetta.

Ansima sotto al massaggio che le mie dita continuano a fare sul suo clitoride.

Schiude la bocca in cerca di aria, in un gemito sordo.

Infilo l’anulare dentro la sua figa.

Lo piego a uncino e lo muovo contro le pareti anteriori di quella figa sempre più bagnata che sembra l’entrata per il mio paradiso personale.

Il mignolo s’infila fra le sue natiche e piano lo muovo massaggiando il buco del culo.

Geme aprendo ancora di più quelle cosce.

Mi sento una strana divinità porca in grado di comandare il piacere più laido.

Non sono romantico. Non mi ritengo tale. Ma con nessun’altra potrei godere così tanto solo nel darle piacere. Il mio cazzo pulsa nel fissare la sua figa soggiogata a quelle dolci torture. La sto scopando con la mente e godo come se dentro di lei ci fosse il mio cazzo.

Amo la mia troia. Ora più che mai ne sono certo.

Muovo piano il dito dentro la sua figa, avanti ed indietro.

Muove i fianchi. Vuole di più.

Vorrebbe il mio cazzo. Glielo leggo negli occhi..

Sta per dire qualcosa. No. Non deve parlare. Parlare adesso non le è concesso.

Mi tuffo sulle sue labbra con le mie. La bacio e mentre la mia lingua si prende la sua bocca.

Infilo un altro dito nella sua figa iniziando a scoparla forte.

Devastante per la mia mente sentire il rumore bagnato di quelle violente penetrazioni.

Fradicia e lussuriosa, si prende ogni mia attenzione lasciandosi guidare.

Vibra, soffocando il suo orgasmo in quel bacio mentre sento i suoi umori colarmi sulla mano.

Trema quando affondo più profondo le dita e le sento avvolte in quella sua figa pulsante.

La sua mano cerca il mio cazzo… lo vuole sentire, vuole toccare con mano l’effetto che mi fa il suo piacere.

Lo stringe e si stacca con le labbra dalle mie per avvicinarsi alla mia cappella.

La lecca piano mentre io bagno dei suoi umori sulle dita il suo capezzolo.

Lascio che mi assaggi, mentre penso solo che questa sera sarà lei la mia cena…

 

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