“Che intenzioni hai?”
Me lo chiedi senza girarti, mentre continui a preparare la moka.
Forse è per colpa del messaggio di ieri sera di quel tuo collega, che ti ho sognata lussuriosa e vogliosa delle sue attenzioni.
L’incubo peggiore: tu che ti concedi a qualcuno che non sono io… ho cercato di dimenticare le immagini di quell’incubo, fingendo di continuare a dormire mentre sentivo che stavi scivolando fuori dal nostro letto.
E anche se so che è solo il frutto del mio inconscio, la rabbia che mi è salita nel dover assistere a quelle immagini non passa.
Quel tuo indecente, immorale alterego onirico godeva, mentre la bocca di quell’orco si accaniva sul suo corpo… in preda alla follia più animalesca gli apriva le gambe mostrando la porta attraverso cui farla sua… profanando ciò che c’è di più sacro per me…
È colpa tua!
Della tua convinzione che un uomo voglia davvero essere amico di una donna… che tutti quelli che tu chiami amici non ti vorrebbero spogliare, assaggiare… e tu, inconsapevole, non ti accorgi di quanta voglia di possederti puoi suscitare nella mente di qualsiasi maschio.
Colpa tua, se ho fatto quell’incubo… colpa tua se ho solo voglia di ricordarti a chi appartieni… a chi hai scelto d’appartenere!
Colpa tua, ma non lo sai… e come ogni mattina, ancora avvolta dal tuo pigiama, prepari la tua moka.
Le mie mani s’infilano sotto l’elastico dei pantaloni di quel pigiama. Lo stringo fra le dita, e con un colpo secco e deciso lo sforzo fino a slabbrarlo e renderlo totalmente inutile alla sua funzione di reggere quei pantaloni.
“Che cazzo fai!?!” sbotti, quando senti quel “crack” improvviso, il rantolo finale di quell’elastico… Lo so: ho appena rotto il tuo pigiama preferito… ma era esattamente nelle mie intenzioni farlo.
Come è mia intenzione non darti lo spazio per spostarti da quell’angolo.
Non ti rispondo, e con forza ti piego a novanta su quel ripiano. La moka cade, caffè e acqua si spargono… è tutto così veloce, tutto avviene senza che tu possa opporti o renderti conto… e mentre guardo l’acqua gocciolare giù dal mobile, ti abbasso i pantaloni, scoprendoti solo il culo.
“Queste non servono!” rompo anche le mutandine di pizzo, sostituendole con la mia mano.
Toccarti la figa mi da sollievo… tastarla, massaggiarla… giocarci sentendola bagnarsi mi calma…
Indugio avido con le dita sul tuo clitoride, gustandomi ogni tuo sospiro, ogni tuo impercettibile movimento… scomoda, in una posizione innaturale, costretta con la forza a non muoverti… eppure consapevole che le mie sole intenzioni sono quelle di farti godere…
Con una mano cerchi il mio cazzo… ti sento tirare il cotone dei boxer per cercare di abbassarli.
“Cosa cerchi?”
Chiedo, infilandoti due dita dentro e inziando muoverle, lente.
“Il tuo cazzo!”
Sboccata. Eccitata… Bagnata…
Tolgo la mano che ti bloccava, ma tu non ti sposti. Le mie dita che ti scopano bastano a convincerti a non spostarti da quella posizione in cui mi offri il tuo culo e la tua figa come spettacolo di cui godere.
Mi abbasso e continuando a torturare di piacere la tua figa, infilo la mia lingua fra le tue natiche e scendo fino a raggiungere il tuo buchino.
“Ooh siii” gemi non appena senti la mia lingua aggiungersi…
Sei la sola colazione che ho voglia di fare questa mattina… la sola pace che possa cancellare quel sogno è farti godere… ricordarti che ogni orgasmo che hai consumato e che non mi vedeva protagonista non è che una pallida messa in scena di ciò che siamo noi.
“Di chi sei?” ti chiedo, rabbioso.
Voglio sentirtelo dire… voglio che te lo senti dire mentre godi con la mia lingua che ora s’infila dentro la tua figa per assaggiarti…dillo mentre le mie dita ti sgrillettano e mentre senti l’orgasmo salire…
Dillo tremando… dillo mentre sai di non poter mentire… urlalo mentre mi bagni il viso e la tua figa mi pulsa sulla bocca… dillo adesso, mentre il mio dito ti massaggia il buco di quel culo stupendo.
“tua… solo tua…”
Veloce… deciso a non perdere un solo istante di quell’orgasmo, mi abbasso quanto basta i boxer per tirare fuori il mio cazzo ed infilartelo brutale in quel paradiso pulsante che sembra avvolgerlo ed inghiottirlo come la più dolce delle condanne…
Destinato a completarmi solo quando divento parte di te, mi prendo ciò che hai dichiarato mio…
Brutale e animalesco… deciso a marchiarti con il mio seme… mia… sì, sei solo mia… di chi altro, altrimenti?
Vengo, e sollevandoti il busto cerco le tue labbra…
L’incubo è infranto…
“Ti devo un pigiama…”
“…e questo macello lo pulisci tu…” sorridi, indicando il contenuto della moka rovesciato sul piano d’appoggio.
Dovrei dirti del sogno? forse si… magari un’altra volta… non ora…ora basta quel sorriso che mi stai facendo per far sorgere il sole…
Rubo una delle tue fette biscottate mentre tu scuotendo la testa fai un nodo ai pantaloni del pigiama per farli stare su.
Accendo la radio … una vecchia canzone sembra quasi prendermi in giro….si fotta lo so che non scappi da nessuna parte …
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