I Racconti di Samael – Carnevale

 C’era una cosa di te che mi attirava incredibilmente.

 

Qualcosa che mi obbligava ad osservarti, studiarti e cercare di capirti .

 

Ed era quel palese disagio che avevi ad essere circondata da quel mondo di adolescenti a cui faticavi ad omologarti, giravi per la scuola con quella domanda inconscia stampata negli occhi “sono io ad essere strana o sono loro ad essere stupidi?”

 

Era così difficile vederti totalmente serena o a tuo agio…il più delle volte , anche da lontano, si capiva che ti stavi solo sfornzando di ridere… ma quelle poche volte che abbassavi le difese e ti scoprivi con qualcuno con cui fossi a tuo agio quel sorriso che avevi stampato in faccia sembrava un raggio laser che mi colpiva diretto in faccia.

 

Eri più piccola di quasi tutte le mie amiche, di tutte quelle ragazze che si scimmiottavano donne vissute o che imitavano le modelle dei giornaletti di moda.

 

Non ti avevo mai parlato eppure ero totalmente certo che avessi cose più interessanti da dire di tutte quelle che sentivo da altri.

 

Ogni tanto ti scoprivo a guardare nella mia direzione, appena te ne accorgevi distoglievi lo sguardo imbarazzata e non riuscivo a capire cosa potessi pensare di me .

 

Come quegli occhi scuri m’avessero disegnato nelle dinamiche di quello zoo che era il Liceo.

 

Lo ammetto in quell’ultimo anno un pò balordo che mi rimaneva sei stato quel pensiero costante e se solo non fossi scappata anche solo all’ipotesi di parlare con me probabilmente avrei provato a capire cosa fosse esattamente quel qualcosa che tu avevi e che ogni altra no.

 

Le vie poi si sono divise…tu ancora li ed io all’università.

 

Non ti dirò che ho continuato a pensarti , ti direi una bugia.

 

La verità è che senza averti davanti ogni mattina il tuo volto si è lentamente offuscato come quello di tutti coloro che dopo il Liceo sono spariti dalla mia vita.

 

Si va avanti. Ed i ricordi che rimangono sono solo quelli che hai tatuati sulla pelle. Io e te..non avevamo mai nemmeno parlato una volta, non sapevo nemmeno il tuo nome. 

 

Come potevo pensarti ?

 

Poi , nell’unico posto in cui non avrei voluto trovarmi , un pomeriggio ho rivisto quel sorriso.

 

Quel raggio laser che ha riempito la stanza.

 

“Io quel sorriso lo conosco” ho pensato subito mentre mia sorella minore mi tirava per il braccio dicendomi “tirano le caramelle!! tirano le caramelle!!”

 

Quando sono stato obbligato ad accompagnarla a quel carnevale credevo che sarebbe stata una condanna.

 

Avessi saputo che fra le ragazze ad intrattenere i bambini più piccoli c’eri anche tu probabilmente sarei arrivato prima.

 

Vestita da Strega parlavi a delle bambine …

 

E tornare a guardarti da lontano, ancora una volta circondati dal caos di altre persone mi ha riaperto quella porta dietro alla quale eri sparita per un pò…

 

Più donna di come ti ricordavo ma ancora con quel qualcosa di ferocemente attraente.

 

Sempre quel “qualcosa” che ti rendeva diversa da ogni altra e sempre così inconsapevole di possedere quella calamita .

 

Nascosta dietro ad vestito da Strega che non voleva essere seducente e che non mirava a risaltare il tuo corpo splendivi comunque in quel mare di abiti di carnevale!

 

I tuoi seni erano cresciuti e quel vestito sebbene ne avesse l’intento non riuscivano a nasconderli.

 

Ancora acerbi , ancora quelli di ragazza che sta diventando donna iniziavano a reclamare il loro ruolo nella tua bellezza.

 

E probabilmente tu, ancora convinta di non averne bisogno non indossavi il reggiseno e il profilo dei capezzoli sembrava ai miei occhi così nitido .

 

Mi hai fatto sentire un maniaco che ad una festa di carnevale per bambini fissa il seno di una ragazza di cui nemmeno conosce il nome.

 

Mi hai fatto sentire uno sciocco che pur potendo spogliare qualsiasi ragazza consapevole di volerlo , sognasse di spogliare la sola che facesse di tutto per nasconderlo.

 

Sembravi molto di più a tuo agio con quelle bambine che con ogni altra ragazza con cui ti avessi visto prima.

 

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