È giunta al termine, finalmente, questa orribile giornata. Impegni, contrattempi, preoccupazioni… oggi tutto sembrava volerci mettere alla prova.
Una doccia calda ha lavato via i miei pensieri, già indosso il mio pigiama blu leggero, i capelli morbidamente raccolti sulla testa profumano del mio shampoo.
Tu sei ancora in veranda, in tuta, fumi l’ultima sigaretta con lo sguardo verso l’orizzonte ormai buio. Lo vedo dalla ruga che ti solca la fronte che i tuoi pensieri sono ancora lì, a tormentarti.
“Vieni dentro?”
Spegni la cicca nel posacenere, ti alzi stancamente e mi raggiungi sul divano. L’odore del fumo si mescola al tuo profumo. Mi guardi. Non hai bisogno di parlare: allungo le braccia per accoglierti e posi la testa sul mio seno, un accenno di barba graffia dolcemente la mia scollatura mentre ti stendi di fianco a me, mi cingi col braccio, il fianco sul mio grembo.
Ti accarezzo i capelli, le dita delicate si infilano tra le tue ciocche dorate, sfioro la nuca, il collo ancora teso, la fronte corrugata. Un respiro più profondo mi conferma che stai tornando da me. La tua mano si infila sotto la maglia del pigiama, cerca il mio seno morbido. Ne carezza la pelle soffice e lo afferra, dolcemente. Non c’è lussuria, o desiderio nel tuo gesto, sei come un bambino che cerca conforto nella morbidezza di un abbraccio, che stringe tra le braccia il suo orsetto preferito, sapendo che lo proteggerà per tutta la notte mostrandogli solo sogni belli.
Con il viso affondato sul mio seno non posso vedere oltre la linea perfetta delle tue sopracciglia, ma sento i tuoi occhi chiusi e il tuo respiro calmo, sento te: senza più maschere né armatura. Sai che è questa la tua casa.
Ti abbandoni alle mie carezze, e finalmente ti addormenti. Certo che veglierò io su te.
Affronteremo tutto insieme, domani. Ora riposa.
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