“Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi
che fai,silenziosa Luna?”
Osservo il pallido biancore che
investe la veranda, la Luna calante, dopo aver raggiunto l’apice
del suo splendore si ritira dolcemente, avviandosi verso un nuovo
ciclo. Pare suggerirmi di abbandonare ciò che non mi serve più,
chiudere con il passato.
La tenda, tirata per metà, lascia
passare quella luminosità d’argento che rende il soggiorno buio
ancora più freddo. Il pavimento, nel vuoto lasciato dal tavolo da
pranzo che lui si è portato via, riflette i suoi raggi, la stanza
sembra ancora più grande, più vuota, più silenziosa, più fredda.
Accendo una candela, la luce
tremolante è calda, ma troppo fioca per contrastare la gelida lama
lunare.
Lo scalpiccìo di piccoli piedini
sul pavimento rimbomba nella mia testa… ma le risate cristalline
dei bambini non hanno mai riempito questa stanza. Non posso
perdonare, non posso fare finta che il mio cuore non sia vuoto di
quell’amore.
Verso nel piccolo balloon due dita
di nettare ambrato, spezzo con le dita il bastoncino di scorza
fondente e la lascio sciogliere sulla lingua prima di portare alle
labbra il bicchiere che mi scalda la gola e confonde i sensi. E il
ricordo mi assale.
Lo so, non è lui che mi manca, ma
il profumo caldo della sua pelle.
Lascialo andare, lascialo andare.
Ci saranno altri profumi, altro
calore sulle mie labbra, ma non oggi. Oggi la luna si ritira, ci
prepara all’oscurità.
Lascialo andare.
Altre due dita nel bicchiere forse
aiuteranno… Un foglio bianco, una penna nera e i miei pensieri che
scorrono verso la mia mano destra.
Lasciali scorrere, lasciali andare.
E già non ricordo più le sfumature
calde dei suoi occhi… ma la promessa, infranta, quella non riesco a
dimenticarla. L’inconsistenza dei progetti sempre rimandati, delle
aspettative frustrate, dei silenzi che non ho voluto interpretare.
Non trattenere, lasciala andare.
Profumo di mare, di vento di
maestrale. Non ci pensare, lascialo andare.
Lo scrivo diciassette volte, e
diciassette volte lo cancello.
E la luna, prima di nascondersi
dietro un velo di nubi, fa brillare questa lacrima che mi bagna la
guancia dicendomi: va bene così, ora va a dormire.
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