La sua voce mi chiama, morbida, come il sospiro di un angelo dannato, mia benedizione ed eterna condanna. Mi inginocchio, senza possibilità di scelta se non adorarlo.
Slaccia piano i pantaloni di quella tuta grigia, a pochi centimetri dalla mia bocca implorante inizia a masturbarsi. La sua mano danza lentamente… ipnotica, sensuale.
Ti prego… concedimi la tua grazia.
“Ti serve il mio permesso?”
Signore, non son degna…
Appoggia la cappella alle mie labbra “è abbastanza?”
Si offre a me, tremo. È questa l’estasi mistica, la devozione?
Consacrata, sulle ginocchia. Trascendo verso l’infinito…
Dischiudo le labbra, e inizio la mia preghiera.
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