I Racconti di Samael – Venerdì

 Venerdì.

Finalmente questa settimana è finita. Fino a lunedì non dovrò più vedere l’ufficio. Saluto tutti, e come un eroico cow-boy cammino verso il tramonto.

L’ultimo colpo di coda dell’inverno mi schiaffeggia la faccia quando esco dal portone.

Cielo plumbeo, aria fredda, odore di pioggia… in pratica il paradiso per chi come me ha ottime ragioni per odiare la primavera!

Improvvisamente lo scazzo e la stanchezza che durante le ultime ore si erano aggrappati sulle mie spalle come delle scimmie urlatrici spariscono, lasciando il posto a una tremenda voglia di Negroni.

Cosa può concludere meglio una settimana di rotture di coglioni se non un maestoso Negroni fatto come Cristo comanda?

M’incammino fumando una sigaretta e mandando un messaggio a mia moglie.

Le mento spudoratamente.

“É successo un casino in ufficio, scusami. Ritarderò di certo”

 Invio e spengo il cellulare. L’aperitivo è sacro!

Entro dal mio spacciatore ufficiale di aperitivi. Come ogni venerdì c’è il pienone. Quasi tutti i tavoli sono occupati.

“Il solito?” chiede il barista, vedendomi avvicinarmi a banco.

“No, oggi prendo un Negroni!” rispondo con la fierezza di un guerriero tornato vittorioso da una battaglia.

Mentre il mio alchimista mi prepara il suo elisir mi guardo intorno.

Seduta da sola a un tavolino, una donna sta scrivendo un messaggio. Ha l’espressione tirata. È evidentemente scocciata. Qualcosa non dev’essere andato come lei sperava.

Forse aspettava qualcuno? Probabilmente quel “qualcuno” le ha appena dato buca?

“Pronto il tuo veleno!” il barista con la sua novella interrompe il fluire dei miei pensieri.

Prendo il bicchiere e bevo il primo sorso, tornando a guardare quella donna.

Sembra avere un faro ad illuminarla, rendendola la protagonista dell’intera scena.

Ho sempre avuto un debole per le donne come lei.

Colori caldi. Sguardo profondo. Corpo sensuale, morbido, opulento e lussurioso.

Non riesco a non fissarla. Il mio sguardo salta su ogni dettaglio di quello splendore come un canguro nella prateria australiana.

Lei sembra nemmeno essersi accorta di me.

E questo mi piace, perché mi da modo di studiarla senza influenzarla.

Bocca imbronciata. Chissà se un bacio potrebbe farla sorridere?

Capelli sciolti che ricadono morbidi sulle sue spalle. Sembrano un invito a spostarli per scoprire nuovi punti dove baciarla.

Seno troppo prosperoso perché un semplice maglione possa celarlo. Indosserà un reggiseno di pizzo che lascia intravedere i capezzoli o avrà uno di quelli comodi e sportivi ? Quale che sia il suo intimo sarei prontissimo a toglierlo per proseguire il percorso dei baci che avrei voglia di elargirle.

“Ora o mai più!” penso, riponendo nella tasca interna della giacca dove ho il cellulare spento anche la mia serietà.

Oggi ho voglia di giocare come un bambino. Anche se il gioco che voglio fare è pericoloso.

Mi avvicino a lei, silenzioso come un ninja.

Lei è così impegnata a scorrere la sua pagina Facebook da non sentirmi arrivare.

“Chiunque ti abbia lasciato fare aperitivo da sola non merita quel broncio”.

Lei sobbalza. Non si aspettava che qualcuno le rivolgesse parola. Mi guarda.

Sorride, di un sorriso che sembra più una presa per il culo: “In genere funziona questa tecnica?” sarcastica.

“Tre volte su quattro” le sorrido.

“Ah ok… quindi sei un esperto del rimorchio!”

“Cintura nera” dico sedendomi davanti a lei senza chiedere il permesso.

“E tua moglie cosa ne pensa?” indicandomi la fede che porto all’anulare sinistro.

“Non saprei, non credo di averglielo mai confessato”

“Occhio non vede…” ribatte, fissandomi.

“Tuo marito invece? Cosa direbbe del fatto che ti fai baccagliare da un estraneo in un bar?” chiedo indicando la sua fede nuziale

Lei si guarda la mano, e fissandola come se la vedesse per la prima volta mi risponde “Immagino se lo meriti…”

“Uh… interessante… quindi sei in cerca di un modo per vendicarti di qualcosa.”

“E tu invece? Cosa stai cercando?”

“Non cerco niente. Prendo ciò che viene.”

“É una buona filosofia… così non rimani mai deluso” sorride.

“Posso offriti qualcos’altro da bere?” le chiedo indicando il suo bicchiere, che ormai contiene solo ghiaccio.

“No, grazie. La mamma mi ha detto di non accettare regali dagli sconosciuti” scherza.

“E tu fai sempre quello che ti dice la mamma?”

“Quasi mai, in realtà. Ma ho come l’impressione che in questo momento mi convenga rimanere sobria. Sembri piuttosto pericoloso” sorride di nuovo, e io mi perdo per un istante in quel sorriso.

“Pericoloso? Io? Tu sei molto più pericolosa di me.”

“Ma se ero qui seduta da sola e mi stavo facendo gli affari miei!!! Sei tu che sei venuto a sederti qui…”

“Sei troppo bella per lasciarti seduta da sola a rimuginare sulle mancanze di tuo marito…”

“Ti basta che una donna sia bella per rimorchiarla? Non t’interessa che sia anche intelligente o simpatica?”

“Dipende da cosa ci devo fare, con la donna in questione.”

“E con me che ci faresti?” sta al gioco, maliziosa.

“EEh! Certi pensieri devono rimanere segreti… Se te lo dicessi mi diresti che sono un porco e ti alzeresti offesa…”

“Ti prometto solennemente che non mi offendo, amo le persone sincere.”

“La prima cosa che ho pensato quando ti ho notata è stata che… secondo me… completamente nuda sei ancora più bella. E fidati, sei una gran gnocca anche vestita.”

“Tutto qui?… Su, forza, non essere timido. Puoi fare di meglio, ne sono sicura…”

“Mi è difficile dire qualcosa di sorprendente quando sto solo pensando che ho un’insana voglia di scoparti…”

“Penseresti che sono un troia se ti confessassi che ho la tua stessa voglia?”

“Le troie si fanno pagare. Tu mi faresti pagare?”

“Assolutamente no… lo farei solo perché mi stai eccitando.”

“Allora non vedo perché dovrei crederti una troia… sei solo una donna che non si vergogna delle sue pulsioni… e sapere questa cosa mi sta facendo venire un’erezione…”

“In genere non faccio queste cose… anzi, sarebbe la prima volta che faccio sesso con un estraneo… peccato che non possiamo certo farlo su questo tavolino…” sento il suo piede scivolarmi fra le gambe.

Mentre parlava si è sfilata la scarpa ed ora mi sta delicatamente massaggiando il cazzo.

“É davvero invitante…” sussurra riferendosi a quanto i suoi sensi le fanno percepire del mio cazzo che, stimolato dalla pianta del suo piede, diventa sempre più duro “tua moglie sembra una donna molto fortunata!” aggiunge.

“Anche tuo marito è molto fortunato… se fossi in lui passerei il mio tempo libero sul tuo corpo…”

“Adesso sei libero… mi sembra…”

Guardo l’orologio. 19:45. In ufficio non dovrebbe più esserci nessuno.

Bevo in un sorso quello che rimane del mio Negroni.

“Vieni con me…” le dico alzandomi.

Lei mi fissa rimanendo seduta. Probabilmente si starà infilando la scarpa o forse sta per mandarmi a fare in culo. Non saprei, il suo sguardo è indecifrabile.

Si alza e prende la sua borsa.

Usciamo dal bar senza dirci una parola. Probabilmente chi ci sta guardando nemmeno pensa che siamo insieme.

Camminiamo in silenzio per quei pochi metri che ci separano dal mio ufficio.

Prendo le chiavi del portone d’ingresso. La faccio entrare per prima.

“Dove mi stai portando? “chiede mentre saliamo le scale.

“Il dove non è importante…” dico arrivato alla porta “è il cosa faremo una volta aperta questa porta la parte fondamentale.”

“E cosa pensi che faremo?” mi chiede guardandomi aprire.

Non le rispondo. Non ce n’è bisogno. Mi ha seguito fin lì… è pronta a giocare al mio stesso gioco. Dichiarare le regole prima non è rilevante. Entrambi le conosciamo già.

La bacio. Volevo farlo da quando l’ho vista seduta lì da sola.

La bacio con tutta la lussuria che mi ha fatto crescere. Ho la necessità di infilare la mia lingua nella sua bocca e sentire la sua che risponde a quel bacio carico di desiderio.

La sollevo, portandola dentro l’ufficio deserto. Lontano da occhi indiscreti.

Lei cinge la mia schiena con le gambe, rispondendo con altrettanta passione al mio bacio.

La siedo sulla prima scrivania che trovo.

Sento il portapenne cadere per terra. Non m’importa… non m’importa più di niente se non di quel sogno erotico che stringo fra le braccia. Come un animale in preda alla pazzia del suo calore posso concentrarmi solo su quell’esigenza fisica e mentale di godere di lei, in lei… per lei.

Le sollevo il maglione, smettendo di baciarla solo per poterglielo sfilare.

Pizzo. Il suo reggiseno era di pizzo. Nero ed impalpabile.

Osservo i suoi seni chiusi in quella sensuale custodia. I suoi capezzoli si lasciano intravedere. Splendidi.

Decido di gustarmi lentamente quel corpo. Nonostante sia affamato di lei, ho intenzione di godermi ogni centimetro di quella meraviglia. Carpirne ogni segreto, rubarle ogni sospiro. Sentire la sua voglia salire.

Aspettare a saziarmi di lei è il in fondo il piacere che desidero.

Cosa c’è di più eccitante di una donna che desidera con ogni cellula del suo corpo il momento in cui sazierai la sua bramosia?

Appoggio la bocca sul suo seno, sento il pizzo sulla mia lingua, cerco il suo capezzolo, succhiandolo e leccando attraverso quel pizzo, mentre la mano scopre l’altro seno denudandolo e massaggiandolo, godendo di quel calore e di quella morbidezza che mi manda in tilt ogni tipo di ragione.

L’altra mano s’infila fra le sue cosce, insinuandosi sotto la sua gonna.

Sento le sue mutande già bagnate dei suoi umori. Le massaggio la figa.

Lei allarga di più le gambe offrendosi a me. Regalandomi il suo corpo. Lasciando che io giochi con esso come più mi aggrada.

Con i denti le strappo quel pizzo. Il suo capezzolo turgido esce da quello strappo. Finalmente nudo. Finalmente mio.

Lo succhio, lo bacio, lo lecco…

Infilo un dito sotto l’elastico delle sue mutandine e lo passo fra le sue grandi labbra fino a raggiungere il clitoride. Lo massaggio piano. Fissandola.

Seduta lì, a gambe divaricate, su quella scrivania. Con un seno alla mercé della mia mano e l’altro semi nudo circondato da quel reggiseno lacerato all’altezza del capezzolo. Il suo sguardo carico di libidine che sembra implorarmi di farla godere.

La spingo perché si sdrai con il busto sulla scrivania.

Le sollevo la gonna.

Le sue mutande sono abbinate al reggiseno. Adoro i dettagli. E l’intimo cos’altro è se non un dettaglio?

Non so per quale strano collegamento mentale, una donna che abbina il suo intimo mi fa venire ancora più voglia di strapparglielo di dosso.

Ho già rovinato il suo reggiseno… perché salvare quelle mutande?

Infilo il dito nella trama di quel pizzo, lacerandolo, lasciando solo il contorno come se fosse la cornice di un prezioso quadro.

La sua figa totalmente depilata mi si mostra pronta ad essere adorata.

Ed io come un devoto m’inginocchio davanti ad essa. La bacio. Assaggio il suo sapore mentre sento le sue mani posarsi fra i miei capelli.

La strada che sto prendendo è quella corretta, lo capisco dai suoi respiri.

Apro le grandi labbra con le dita e passo la mia lingua nella sua intimità. Dal basso verso il clitoride che torturo con la mia bocca in ogni modo che conosco.

Geme. Muove i fianchi. È fradicia e il suo sapore m’inebria. Droga. La sua figa è una droga che nessun chimico potrà mai ricreare in laboratorio.

Il suo piacere, il canto della sirena più ipnotizzante.

Fin dove la sua lussuria mi lascerà arrivare? Quale confine troverà la mia sporca voglia di lei? Spero non esista un limite.

Le squarcio ancora di più le mutandine fino a scoprire anche il buco del suo culo e con un dito lo massaggio piano, delicato… mentre la mia bocca non dà tregua al suo clitoride.

Ansima sempre più distintamente. Le piace. Quello che le sto facendo le piace. Sento il cazzo farmi quasi male da quanto è duro.

Se lo mettessi dentro di lei ora potrei anche venire con una sola spinta profonda.

No. Non voglio godere ora.

Infilo due dita dentro la sua figa. Le tengo dentro e le muovo per accarezzare la pareti calde ed invitanti.

Dio, quanto è bagnata! Il mio cazzo scivolerebbe dentro di lei senza alcun attrito.

Sento la sua anima tremare di piacere. Sta per godere.

No… non lascerò che il suo orgasmo si perda… lo voglio sul mio cazzo.

Veloce, con la mano libera mi slaccio i pantaloni e alzandomi entro completamente dentro di lei, soffocando un ringhio di piacere in un bacio.

La scopo, violento, lasciando che il suo orgasmo esploda sul mio cazzo, chiamando il mio.

Due corpi che esplodono fusi insieme in quel piacere animale che trasporta anche la mente nel luogo più iridescente mai esplorato.

Stremato, come se avessi corso una maratona con Bolt, mi adagio sui suoi seni.

Lei mi accarezza i capelli tenendomi ancora stretto. Non siamo ancora pronti a tornare due singoli individui. Siamo ancora un’unica entità.

 

 

“Ma davvero se ti avessi dato buca avresti seguito il primo che ti baccagliava in un modo così atroce?” le chiedo immerso nel suo profumo.

“Non te lo dirò mai! Così eviti di darmi buca” risponde lei scherzando.

“Perfida!!!”

“Io? E tu che t’inventi ‘sti giochini senza avvertire?”

“Te l’avevo detto di aspettarti di tutto da questo week-end!”

“É solo venerdì e ho già un completino devastato…”

“TI stai lamentando?” le chiedo alzando lo sguardo verso il suo.

“Mai”

 

… (continua?… forse…)

 

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