Ho Voglia di Succhiare il tuo Cazzo

Ho rischiato di far tardi al lavoro stamattina. Ho preparato il caffè e l’ho bevuto di corsa, non ho avuto neppure il tempo di darti un bacio quando sono uscita per andare in ufficio. Ti ho salutato dalla porta del bagno mentre facevi la doccia. Hai aperto l’anta scorrevole quel tanto che basta per affacciarti e rispondere al mio saluto, con i capelli insaponati e l’acqua che ti scorreva addosso.

E l’ho visto.

Dovrei essermi abituata a vedere il tuo corpo nudo, eppure ogni volta mi mandi in cortocircuito i pensieri.

La tua pelle calda, sotto il getto della doccia. La linea del collo che sembra scolpita da Michelangelo in persona. Potrei scrivere poesie su ogni centimetro di te, i tuoi occhi che cambiano colore, i tuoi capelli del colore del grano, il tuo petto ampio e le braccia forti in cui adoro rifugiarmi.

Ma quello che ho impresso a fuoco nella mente ora è il dettaglio più intimo di te… Dio, quello è il dettaglio che mi fa perdere la dignità: il tuo cazzo.

È da stamattina che mi batte nella testa. Quei centimetri di carne sono la perfezione assoluta. E anche se non hanno più alcun mistero per me, rimangono il mio territorio preferito da esplorare.

È da stamattina che ci penso, è questa la semplice verità: ho voglia di succhiare il tuo cazzo.

Ho voglia di adorarlo, la mia bocca mi implora di inginocchiarmi di fronte a lui per rivendicarne il possesso, sentirsi piena di quella carne pulsante.

Voglio percorrere con la lingua tutto il sentiero che dalla base arriva fino alla cappella, e soffermarmi a solleticarti il frenulo con la punta mentre le mie labbra lo avvolgono in un abbraccio caldo e umido. Voglio artigliarti le mie mani sui tuoi fianchi mentre lentamente lo spingo in fondo alla gola fino a soffocarmi, per poi ripercorrere a ritroso quel sentiero fino alla cappella e dolcemente risucchiarla.

Voglio prendermi tutto il tempo per venerarlo, il tuo cazzo. Non tralasciare neppure un millimetro di quella perfezione dalle mie attenzioni.

Voglio sentire la consistenza delle tue palle nella mia mano, e sentirle fremere piano sotto il mio massaggio. Voglio spingermi oltre, sollevandole e insinuando la mia lingua al di sotto per sfiorarti la carne fino al buco del culo, e sentire ogni tremito al suo passaggio. Voglio accoglierle nella bocca devotamente, prima di ripercorrere quel meraviglioso sentiero che mi riporta alla tua cappella, per riprendere a baciarla e leccarla, prima di riaffondare completamente tutta la tua carne dentro la mia bocca.

E a quel punto, sentire i tuoi gemiti, la tua voce che mi chiama. L’animale che quotidianamente richiudi nella sua gabbia di rispettabilità sociale ringhiare per voler uscire dalla sua prigione.

Ecco, è quello il momento che bramo di più: il momento in cui perdi il controllo, la compostezza, lasci andare la rispettabilità, l’educazione che ti sei incollato addosso per tutta la giornata. E torni ad essere te stesso, la parte più profonda, ancestrale di te.

Lo so perché è allora che me lo dici, quello che sono per te: è quello che voglio, non trattenerti oltre.

La tua mano che mi raccoglie i capelli, mi afferra la nuca, che mi attira fino ad incollarmi al tuo inguine, quei riccioli biondi che mi solleticano il naso. Il tuo cazzo che mi forza la gola. Mi toglie il respiro. Mi scopi la bocca, stabilendo il tuo ritmo, prendendoti il tuo piacere: feroce, brutale.

Potrei venire senza neppure toccarmi. Fradicia, indecente, porca. Mero strumento a disposizione della tua lussuria.

Dimmelo allora, dimmelo mentre i tuoi occhi si annebbiano dal piacere, mentre il tuo petto si contrae per emettere quel grugnito soffocato che mi fa perdere la testa.

Dimmelo che cosa sono, per te. Solo per te. Dimmelo mentre le tue gambe tremano, e fiotti caldi della tua sborra mi invadono la bocca.

Ecco, è esattamente questo a cui sto pensando ora… è da stamattina che ho voglia di succhiare il tuo cazzo.

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