Racconto erotico

 La porta dello studio è appena socchiusa. Non dovrei disturbarlo… do solo un’occhiata, in silenzio, senza farmi notare…

La finestra ha uno spiraglio aperto per poter fumare. La sigaretta accesa sul posacenere si consuma emettendo un elegante ricciolo di fumo grigio che danza nel silenzio immobile. E c’è un bicchiere di grappa pronto sulla scrivania. È nel suo mondo e ha in mente di scriverlo.

Il suo profilo è illuminato dalla debole luminescenza azzurrognola dello schermo del PC, il resto della stanza immerso nella quasi totale oscurità, se non fosse per quella luna immensa che dalla finestra fa capolino, e non riesco a immaginare nulla di più erotico della visione che mi si presenta ora davanti: le sue labbra, a volte dischiuse, a volte serrate nella concentrazione, le dita agili sui tasti, quelle mani grandi ed eleganti, che così tante volte hanno percorso la mia pelle facendola risuonare di brividi. Non voglio interrompere quel flusso creativo, eppure non posso fare a meno di desiderarlo…

Le sue dita corrono veloci, per poi fermarsi d’improvviso… il suo sguardo assorto conferma che sta cercando la parola giusta, quella che più somiglia alle immagini che ha nella testa. In un vortice di pensieri, scrive un incipit e lo cancella. Prova un altro e poi lo cancella nuovamente…

È una sensazione strana, guardarlo di nascosto mentre scrive. È come rubare un pezzetto della sua essenza. Mi devasta la mente sapere che tra quelle parole c’è il desiderio di me che si fa tangibile.

Ancora non ha percepito la mia presenza. Come una falena attratta dalla fiamma mi avvicino, leggera.  Prendo un tiro dalla sigaretta, la spengo.

“Ciao Meraviglia!” mi dici avvolgendomi i fianchi con un braccio.

“Cosa scrivi?”

“Ho visto un documentario alla TV e mi è partito uno dei mie soliti voli mentali… c’è tutto quello che serve ad una storia davvero inquietante…”

“Uh… posso leggere?”

“Non è ancora ultimato, ma se vuoi…”

Mi accomodo su bracciolo della sua sedia, mentre lui volta lo schermo nella mia direzione per lasciarmi vedere.

***“Tu mi ricordi molto il mio primo amore” esordì entrando nella stanza da bagno in cui Jonathan si stava facendo un bagno caldo per rilassarsi dopo il lungo viaggio.

Beth notò lo sguardo confuso ed imbarazzato di lui a seguito di quell’irruzione.

“Tranquillo, non sei certo il primo uomo nudo che vedo nella mia vita” gli disse avvicinandosi e sedendosi sul bordo della vasca.

Jonathan la guardò: cercava di capire le sue intenzioni senza riuscirci.

Avvolta in un pesante maglione di lana, con i suoi lunghi capelli neri che ricadevano sulle spalle, Beth sapeva non tradire nessuno dei suoi pensieri.

Quegli occhi scuri per una qualche ragione gli erano sembrati fin dal primo incontro due pericolosi buchi neri. Capaci di attrarre ma anche di inghiottire.

L’istinto gli diceva che non avrebbe dovuto accettare di fare quell’articolo che l’aveva portato da lei, eppure nello stesso tempo gli sussurrava anche che se si fosse rifiutato se ne sarebbe pentito.

“Il suo maggiordomo mi aveva detto che non l’avrei incontrata prima di domani” le disse fingendo di non trovare strano che una donna attraente e quasi sconosciuta lo osservasse nudo.

“Mi piace comparire quando meno lo si aspetta. E puoi darmi del tu” disse Beth sfiorando l’acqua della vasca con i polpastrelli.

Era più che chiaro cosa fosse il centro dell’attenzione del suo sguardo.***

 “Uhm… come inizio non è davvero male… mi piace questa donna dagli occhi scuri, pare assai sicura di sé…” commento mentre la mia mano scorre sui suoi capelli d’oro, arrivando a massaggiargli dolcemente la nuca e il collo… adoro accarezzarlo, sentire i suoi muscoli che piano si sciolgono sotto il mio tocco.  

***Lei non aveva nessuna vergogna nel rendere palese cosa stesse fissando e lui, pur sentendosi un pugile messo all’angolo, non riuscì a non sentire un piacevole brivido attraversargli il corpo, fermarsi sul suo cazzo che iniziava a prendere vigore, come se volesse mostrarsi al suo meglio.

“Hai un bel corpo…” sussurrò Beth alzando lo sguardo verso quello di lui.

“Questa situazione non è…” disse Jonathan con le intenzioni di alzarsi e coprirsi con un asciugamano.

Ma quel suo programma venne interrotto prima che riuscisse a metterlo in atto.

Beth immerse la mano nell’acqua agguantando il suo cazzo e tenendolo delicatamente stretto nella sua mano “Tenere fermo un uomo è facile se sai dove prenderlo…” ***

“Hai capito la nostra Beth… dritta al punto…” gli sussurro all’orecchio, mentre le mie mani irresistibilmente imitano le sue movenze, spostandosi dal collo al suo petto.  

“Mi ricorda qualcuno…” ribatte lui con un sorriso. Entrambi già sappiamo come andrà a finire, ma abbiamo tutto il tempo per giocare, e lui lo sa, per questo non muove un muscolo mentre io continuo a prendere possesso del suo corpo, carezzandolo lentamente.

La mia voglia di lui si fa tangibile, la sua pelle calda a pochi centimetri da me mi inebria del suo profumo… e continuando la lettura, proseguo la mia esplorazione, infilando piano le mie dita sotto i suoi vestiti.

 ***Beth sorrise, fissandolo e iniziando a muovere lentamente la mano su e giù.  

Sentirsi toccare in quel modo così inaspettato e privo di calore umano rese quel contatto mille volte più eccitante.

Il suo cazzo divenne subito duro sotto l’esperto massaggio della mano di Beth.

“Io sono sposato…” cercò di dire lui combattendo quel piacere che sentiva salire e che era chiaro presto sarebbe diventato difficile da ignorare.

“Lo so. Tu non devi fare niente infatti… faccio tutto io. Rilassati… mi prendo sempre buona cura dei miei ospiti”.***

“È così che la immaginavi?” gli dico mentre, imitando le movenze sinuose della protagonista, gli massaggio piano il cazzo che sento crescere nella mia mano… vorrei morderlo, baciargli il collo, tuffarmi sulle sue labbra calde… ma no, ho deciso che seguirò il suo copione, sarò la sua algida e imperscrutabile Beth fino alla fine. Il gioco è appena cominciato, e il suo respiro spezzato dal piacere già mi conferma che sarò io a vincerlo, stavolta…

***La sua voce sembrava avvolgerlo. Ipnotizzarlo. Rendergli impossibile ogni libero arbitrio e la sua mano sembrava conoscere ogni più piccolo segreto per incatenare la mente.

“Hai figli, Jonathan?” gli chiese continuando a masturbarlo lentamente.

“No” ansimò lui sentendo solo l’impulso irrefrenabile di baciare quelle labbra perfette imbellettate da un rossetto rosso lucido come uno specchio.

“Se fossi io la donna che dorme nel letto con te desidererei solo di farmi riempire del tuo piacere ogni notte… sembri nato con il solo scopo di procreare”.

“Non avere figli non vuol dire non fare sesso” disse con la voce rotta Jonathan mentre sentiva la mano di lei scendere fino alle sue palle e massaggiargliele.

“Da quanto tua moglie non ti fa godere come un animale in calore? Da quanto non scopi così di gusto da perdere completamente la ragione? È l’unica cosa che ci distingue dagli animali, Jonathan… tu sei mai stato solo un animale?” chiese lei spostandosi per far entrare nell’acqua anche l’altra mano per riprendere a masturbarlo mentre gli massaggiava le palle.***

Gli pianto gli occhi negli occhi mentre ripeto, scandendo piano le parole di quella frase: “tu… sei mai stato solo un animale, Sam?” mentre sotto le mie mani lo sento fremere, diventare sempre più duro e caldo, e diosanto non so come riesco a trattenermi dal far volare il PC da sopra quel piano per farlo mio qui, e ora, mentre lui chiude gli occhi per godersi quel mio tocco, esattamente come il suo protagonista.

***Jonathan chiuse gli occhi e appoggiò la testa al bordo della vasca. La volontà di combattere era sparita sostituita solo ad un impellente bisogno di godere.

“Così, Jonathan. Lascia che mi prenda cura di te… dimmi, a cosa pensi adesso?” gli chiese aumentando il ritmo delle mani.  

Poteva sentire le vene del suo cazzo riempirsi di sangue, lo sentiva pulsare, stringeva delicatamente le sue palle sentendole piene di voglia di esplodere.

“Niente…” grugnì Jonathan.  

“Io penso solo al momento in cui vedrò il tuo piacere esplodere… i tuoi muscoli contrarsi, il tuo sospiro lussurioso gustarsi l’orgasmo…

“Dio…” ansimò lui.  

“Sono io il tuo Dio adesso, Jonathan! È me che devi pregare per godere… pregami!”

Lui tornò a guardarla. Quegli occhi prima completamente algidi ora tradivano compiacimento, potere… eccitazione.

Non le disse niente. Non la pregò come lei aveva chiesto.

“Mi pregherai… non ho fretta” sorrise lei compiaciuta dal fatto che lui non l’avesse assecondata.  

Tolse le mani dall’acqua… e in quell’istante Jonathan si svegliò ritrovandosi in quel bagno, da solo, con una spontanea erezione.***

Fermo le mie mani, bruscamente. Lui si aspettava che seguissi il copione, perciò sorride, prendendo fiato, e mi incita a terminare la lettura, tirandomi a sé e facendomi sedere sul suo grembo.

“Ok”, gli rispondo, mentre sento le sue mani che mi avvolgono piano, come spire di serpente.  

***Era così stanco che doveva essersi addormentato, eppure il piacere di quel sogno gli era rimasto addosso tanto da obbligarlo a masturbarsi fino a venire immerso nel silenzio di quella spettrale tenuta vittoriana immersa nelle campagne inglesi.

Un sogno che non poteva spiegarsi. Di certo il suo inconscio era rimasto molto colpito da Beth Bathory durante la videochiamata di qualche settimana prima. Abbastanza colpito da immaginarsela in un sogno erotico.***

“È intrigante…” gli dico alla fine, “sono curiosa di leggere come…”  

Non mi fa finire la frase: “Io non sono Jonathan” mi fa “e tu non puoi scappare…” mi afferra per la nuca e riesco solo a percepire la sua lingua calda che mi invade la bocca, mentre la sua mano si insinua fra le mie cosce e senza preavviso mi infila due dita dentro, non trovando alcun attrito ad ostacolare l’incursione. Gli sospiro nella bocca…

“E tu… tu sei mai stata solo un animale?” mi ruggisce sulle labbra, poco prima di mordermi il collo, tirandomi indietro la testa per i capelli.

Il tempo del controllo è terminato, mi arrendo… ora è lui a condurre il gioco… e lui già sapeva che avrebbe vinto.

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