In cima al Mondo

Mi sento 007. Per organizzare questa operazione ho davvero dovuto sguinzagliare tutte le mie conoscenze. Ci penso da mesi, ho previsto ogni possibilità e ho dovuto oliare qualche ingranaggio. Non è stato semplice, né a buon mercato… ma se siamo qui, ora, significa che sono riuscita nel mio intento. Sono un genio, modestamente.

Ti ho dato appuntamento davanti a Ghigo, non volevo darti troppi indizi su dove ti avrei portato. Il sole calante dipinge di mille sfumature dorate le nuvole e i palazzi intorno a noi. Anche il cielo sopra la città cospira insieme a me.

Mi individui da lontano, vedo già il tuo sorriso aprirsi e mentre ti avvicini il mio cuore sobbalza, mi abbracci e mi baci sfiorandomi le labbra: “questo vestito ti sta benissimo… quanto sei gnocca oggi!” poi prosegui, indicando la pasticceria “allora era questa la sorpresa, mi hai ordinato una torta per il compleanno?”

“Niente torta, ho in mente qualcosa di meglio!” Sorrido, soddisfatta. Non hai la più pallida idea di quello che ti aspetta, e sono sicura che resterai davvero a bocca aperta…

Percorriamo via Po fino all’incrocio con via Montebello. Ci mescoliamo alla piccola folla di persone che sciamano davanti all’entrata del Museo del Cinema, è orario di chiusura e tutti si affrettano ad uscire. Il mio complice è lì sulla porta, mi fa un cenno: “aspettatemi lì, senza farvi notare, io chiudo e arrivo subito.”

Nell’attesa mi guardi stupito, la tua aria interrogativa è impagabile, chissà se hai già intuito le mie intenzioni. Non resisto, è troppo divertente vedere quell’espressione sul tuo volto: “Sardegna batte Piemonte uno a zero!” ti dico ridendo. Il mio gancio ci fa sgattaiolare dietro la biglietteria: “avete al massimo un’ora di tempo, dopodiché dovrò farvi uscire, non fate casino o mi gioco il posto”.

Lo ringrazio e lo rassicuro. Saliamo sull’ascensore e in un minuto siamo su. È incredibile il modo in cui certi pensieri si dipanino nel cervello in un solo minuto: torno indietro nel tempo e mi rendo conto di quanto con te sia stato tutto così naturale e inevitabile: ti sei infilato lentamente sotto la mia pelle al punto da diventare indispensabile come respirare, e quanta strada abbiamo fatto insieme, da quando ci siamo seduti a parlare su quella panchina, e da quando abbiamo iniziato a camminare fianco a fianco, dapprima titubanti, con i dorsi delle mani che si cercavano per sfiorarsi come per caso, per poi proseguire decisi mano nella mano. Fino ad arrivare qui, adesso.

“Buon compleanno in cima al mondo!” esplodo mentre le porte dell’ascensore si aprono davanti a noi.

“Sei incredibile!” ti guardi intorno incredulo “Ma come hai fatto? La terrazza panoramica della Mole tutta per noi…”

“Sai com’è… Conosco un tizio, che conosce un tizio…”

Gli ultimi raggi del sole ormai scompaiono all’orizzonte, Torino a quest’ora è ancora più magica… Alzo gli occhi al cielo e invio il mio silenzioso ringraziamento all’Universo… per aver fatto la sua parte nel rendere il momento perfetto.

“Sei bella da far male con Torino sullo sfondo…”

Bacio quelle labbra irresistibili… mi carezzi il viso con entrambe le mani mentre in punta di piedi ti allaccio le braccia intorno al collo. È davvero perfetto, esattamente come desideravo…

Ecco… è il momento del discorso. Mi stacco a fatica dalle tue labbra per cercare la concentrazione.

“L’anno scorso ad Alghero mi hai dato le tue chiavi di casa, e io le ho usate, sono venuta da te ogni volta che ho potuto, e ho avuto la possibilità di conoscere questa città di cui mi sono innamorata follemente. Non potrei immaginare un posto più magico di questo per festeggiare insieme a te questo giorno speciale…”

Ti bacio ancora con tutta la voglia che ho in corpo. Sentire la morbidezza delle tue labbra, la tua lingua che danza con la mia, è come attraversare un portale, raggiungere una dimensione in cui esistiamo solo noi due, in cui nient’altro ha importanza.

Mi stacco dalle tue labbra solo per sussurrarti all’orecchio tutta la mia voglia… mentre le mie mani corrono sul tuo corpo ti dico “ma non ti ho portato qui per sussurrarti sdolcinate parole d’amore…”

Ti slaccio i pantaloni e mi godo ogni singola espressione sul tuo volto, perché è per questo che sono qui, ho voglia di vederti godere, di farti perdere ogni controllo e risvegliare ogni tua più inconfessata fantasia. Ti voglio portare oltre ogni limite, imprimerti nel cervello la sensazione più potente… voglio essere la tua droga, come tu sei la mia… non hai scelta se non arrenderti a me.

Con la testa leggera e le guance che si arrossano, sento il tuo corpo che reagisce al mio. Il tuo sospiro mi risuona nel cervello, mi trascina e ne voglio ancora, della tua droga, ne voglio di più.

“Voglio succhiarti il cazzo in cima al mondo” ti dico con la voce arrochita dal desiderio… e non ti lascio il tempo di metabolizzare questa frase, che sono già in ginocchio ad assaporarlo, dedicandogli ogni attenzione e bagnandolo con la mia saliva.

La senti anche tu questa energia che fluisce tra noi? È davvero l’energia leggendaria della Mole che ci trascina con sé, o siamo noi a creare la magia?

Com’è possibile godere così tanto nel sentirti gemere mentre ti abbandoni al piacere che ti sto donando?

Ti guardo dal basso, incrocio il tuo sguardo che si perde tra i miei occhi e l’immensità del panorama… a tratti socchiudi gli occhi, sospiri, gemi, nutrendo ancora di più la mia eccitazione. Potrei andare avanti fino a farti venire così, e per un momento ho davvero la tentazione di farlo, l’idea di bere il tuo orgasmo mentre tu mi sollevi i capelli accompagnando i miei movimenti mi incendia il cervello e mi fa pulsare la figa…

Mi strappo via da te, ti concedo un istante di respiro mentre mi rialzo in piedi per baciarti la bocca.

E non c’è bisogno di dire una parola, perché ora lo sai il motivo per cui ti ho portato fin quassù… le tue mani scorrono ora sul mio corpo, sollevi il leggero tessuto del mio vestito fino a scoprire che sotto non c’è nient’altro che la mia pelle…

“Proprio come ad Alghero…” sussurri.

“Proprio come ad Alghero”, ti rispondo.

“Ora però sei tu a dover guardare il panorama” ghigni mentre con un unico gesto mi giri di spalle e mi sollevi la gonna scoprendomi il culo. La tua mano scivola tra le mie cosce, affondi piano due dita e mi torturi il clitoride…

“Scopami…” sospiro “scopami in cima al mondo…”

Lentamente, tenendomi ferma per i fianchi, entri in me, trovandomi così calda e bagnata da non incontrare alcun attrito.

Ubriaca di te e delle sensazioni che mi dai… gemo ancora. Porti la mano davanti alla mia bocca, solo per lasciarti mordere… e come posso trovare le parole adatte per dirti quanto mi sento tua? Voglio perdermi in te, dissolvermi per legarmi ad ogni molecola del tuo corpo, così da non poter più tornare ad essere solo me.

Inarco la schiena per poter raggiungere le tue labbra, come vasi comunicanti cerchiamo insieme l’equilibrio scambiandoci fluidi… vengo soffocando i gemiti sulla tua bocca, sentendo il tuo orgasmo scorrermi dentro, trascinandoti con me nell’oblio.

Guardami, adesso, e fatti guardare. Non dire una parola, non ancora, resta con me in questa sensazione, Dio, sei così bello alla luce ormai fievole del tramonto inoltrato, i tuoi occhi brillano come se fossero illuminati da mille lanterne. Penso a quanto tu sia tutto quello di cui ho bisogno, all’immensa fortuna che ho avuto nell’inciampare nell’unica persona al mondo capace di creare insieme a me tutta questa magia.

E ti bacio ancora, tanto…

“Tu non hai fame?” ti dico all’improvviso, scoppiando a ridere e infrangendo tutta quella imbarazzante poesia che mi riempie il cervello…

“Decisamente sì!” Rispondi tu, ridendo di rimando. 

“Lo vedi perché ti amo?”

“Perché sono un pozzo senza fondo capace d’ingurgitare calorie senza sentirmi in colpa?”

“Esattamente!”

Ci ricomponiamo, e dopo un ultimo lungo sguardo al brulicare di vita delle luci della città, ci avviamo verso l’ascensore.

E sorrido, perché oggi, per il tuo compleanno ti ho regalato un sogno, ma tu ne hai regalato uno a me: tu hai fatto l’amore in cima al mondo, io ho fatto l’amore con Torino.

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