Ho riflettuto a lungo prima di scrivere questa lettera, la scrittura mi ha sempre aiutato a restare a galla e a schiarirmi le idee, quindi perché no? Magari stavolta eviterò di applicare il mio schema di “punirmi e continuare in un mood che mi fa solo stare peggio“…
Ho trascorso un mese intero a metabolizzare che questi ultimi due anni della mia vita sono stati il palcoscenico di una commedia per te, ma ho cicatrizzato ferite ben peggiori da persone che dicevano di amarmi, quindi ho deciso di metterti nello scatolone della burrumballa insieme agli altri e darti l’importanza che meriti, ovvero nessuna.
Ma siccome una delle mie caratteristiche è quella di essere precisa al limite della pedanteria, prima di eliminarti definitivamente dalla mia vita e augurarne una a te ricca di tutta la serenità del mondo, voglio dirti tutto quello che ho passato in questi ultimi 30 giorni e togliermi giusto quei due-tre sassolini dalle scarpe.
Ho trovato per puro caso una foto di una ragazzina che mi ha fatto pensare: wow, somiglia proprio alla figlia di Sam! E… pensa che strano il destino… scorrendo sul profilo Instagram di un’attrice degli anni 90 di cui a-do-ra-vo il taglio di capelli è comparsa proprio una delle foto che mi hai mandato!
Sai cosa è successo al mio cuore in quel momento? Il pugnale che avevo raccontato per Hermann sembrava una carezza al confronto.
E continuando a scorrere ne ho trovate altre, ancora e ancora.
La prima cosa che mi è tornata in mente è stata quella fotografia che già avevo scoperto essere una bugia, e la tua reazione offesa in pieno stile manipolatorio. Ho iniziato a riguardare tutte le foto che mi hai inviato. Così ho deciso di cercarle tutte.
E le ho trovate tutte. Tra Instagram e Facebook ci ho messo un po’… Hai scelto davvero bene le tue foto… un attore poco conosciuto, e le sue foto più casuali, quelle in cui chi non lo conosce bene non sarebbe riuscito a identificarlo alla prima occhiata.
E di ogni foto ho ricordato tutti i divertenti aneddoti a cui erano legate… la foto del liceo con il poster Cinzano sullo sfondo, le foto nella doccia della vacanza in montagna con tutto il corollario del racconto sugli amici storici. Persino la foto per la festa del super papà (gran lavoro di Photoshop, un po’ autocelebrativo magari… nel tuo stile), la prima foto che mi mandasti sulla colata di lava (è lava, non fango)… le foto con il cane, la tua preferita, che tieni sulla scrivania, di Vittoria con il cappellino rosa, quella che tieni da anni sul desktop del computer perché ti dispiace cambiarla (risposta alla mia domanda al gioco della verità… che ironia, la verità), quella del cinghialotto piemontese che fa il bagno nelle Blue Cave, o della biblioteca del Trinity College dove avresti voluto portarmi dopo che ti ho parlato della libreria della Bella e la Bestia, quella nella baita di tuo nonno a Mattie dove avevi consumato le ultime bottiglie di alcolici d’annata, e quella che ti chiesi di fare dopo avermi pensato. Quella col sorriso sghembo che ho amato al punto da farci il tuo primo ritratto. Il camino acceso… quello davanti a cui abbiamo immaginato i nostri racconti… Carine anche le foto dall’account instagram della consigliera comunale del tuo paese e delle strade innevate che hai preso da quello della tua compaesana… sempre se vivi davvero dove sostieni.
Potrei continuare all’infinito, ma credo di aver reso l’idea. Ogni singola foto aveva un ricordo collegato, e ogni singolo ritrovamento è stato una coltellata al cuore.
Mi sono sentita male, al punto da pensare di dover correre in ospedale, mentre chattavo con te, per fortuna le benzodiazepine di mia madre sono riuscite a calmare il cuore imbizzarrito già provato dalla recente infezione da cui mi sto riavendo solo ora… e infine ho preso sonno sfinita dal pianto. Lo ricordi? Era la notte del 16 novembre. Me la sono vista piuttosto brutta.
Non è sulla tua faccia che hai mentito, ma su due anni di chiacchiere, confidenze, risate, complicità. Fiducia. Perché è di questo che si tratta, dopo quella prima bugia io ho SCELTO di darti fiducia, avrei potuto trovare in ogni momento tutte quelle foto, ho scelto di non farlo. Ho SCELTO di rispettare la tua vita, e mantenere la promessa che mai mi sarei immischiata nel tuo matrimonio. Ho scelto di ignorare tutte le piccole incongruenze che imputavo al fatto che bene o male sapevo essere legate alla tua ossessione per la privacy… Un esempio banale? Dicevi sempre di non avere social e io sapevo perfettamente che non era vero… ma ora, dopo che hai dimostrato di aver spulciato i profili di mezzo mondo in cerca di foto da spacciare per tue, continui a sostenerlo? Dai su, che questo discorso fa acqua da tutte le parti. Altra piccola-piccola-piccola incongruenza… una minchiata che mi son sempre chiesta: se i tuoi nonni erano di Ravenna non si staranno rivoltando nella tomba ogni volta che tu dici di avere origini emiliane? Chiunque abbia trascorso dieci minuti con un romagnolo conosce la differenza tra un emiliano e un romagnolo.
Ma la ciliegina su questa bella torta di sterco che mi hai fatto mangiare sono state le canzoni.
“Hai la mia voce” mi hai detto. E neppure quello era vero.
Lo spartito di Aladdin a casa di tua madre… la Donna Cannone cantata come pegno per aver perso al gioco della verità (di nuovo… non percepisci l’ironia?), le canzoni dedicate per i compleanni e la tua voce mentre parli con tua figlia. Quelle sì che sono state delle pugnalate assolutamente gratuite.
Tutto finto, tutto costruito a tavolino. Come posso pensare che anche i tuoi sentimenti non lo fossero?
Da principio mi sono data della stupida, ma in questo hai ragione: non lo sono, e non ho alcuna colpa da imputarmi. E quello che è successo non cambierà il mio modo di essere, mi rifiuto di diventare una di quelle donne acide che diffidano di ogni essere umano solo perché sono inciampate in un sociopatico manipolatore. Mi rifiuto di perdere di nuovo la mia poesia a causa tua.
Come avrai già capito ho parlato con la nostra amica comune, abbiamo chiacchierato a lungo e ciò che mi ha detto mi ha convinto ancora di più che la tua parola è vera come quel bacio tra noi che hai costruito con Photoshop (anche quella foto ho trovato, moooolto romantica).
Non credo a una parola di ogni tua giustificazione, e non credo affatto di aver conosciuto il vero te che nascondi al resto del mondo. Non ti credo quando dici che se non fossi sposato ti saresti già trasferito in Sardegna. Ogni tua parola, ogni tua confidenza era mescolata alle bugie, e ha perso ogni valore per me. E questa versione di te piagnucolante e jamaicano-delirante mi ha fatto anche un po’ pena, in realtà, come fossero le ultime battute di un vecchio attore con l’Alzheimer.
Sulla questione “non ho mai detto di essere un avvocato” posso smentirti in mille aneddoti che mi hai raccontato e di cui probabilmente neppure ti ricordi: la cliente che piangeva e ti ha macchiato la manica di rossetto che ha poi causato la scena di gelosia di tua moglie… quella del collega di cui hai dovuto prendere i casi di “separazioni e divorzi, affidamenti, liti per eredità and C” che tanto ti sembrava un eroe per la sua pazienza… per citare una mail a caso. Ne aggiungo un’altra: La storia di Waving Flag nella playlist anomala, che era l’unica che skippavo in macchina perché mi è da subito tanto-tanto sembrata una storia già sentita… Quando ho scoperto la tua prima bugia, ricordo che ti dissi che avrei potuto trovarti facilmente nell’elenco dell’ordine degli avvocati, e tu non dicesti nulla. Hai lasciato cadere il discorso… Ho la mia teoria a riguardo, ma me la tengo per me.
Hai orgogliosamente affermato di non aver mai mentito a una donna, di essere stato cresciuto da tua madre, nel rispetto e senso di protezione verso ogni essere femminile. Come puoi conciliare queste cose con quello che hai fatto a me?
Sono arrivata ad una conclusione molto semplice, quanto squallida. Sono stata un bel passatempo, che probabilmente da un po’ ormai non ti divertiva più, per questo hai cominciato a raccontare tutte quelle balle su tutte quelle cose che richiedevano il tuo tempo… la tua salute, quella di tua moglie… poi ti ho rotto il giocattolo e hai colto la palla al balzo per liquidarmi con la storia patetica della confessione a tua moglie.
La mia storia probabilmente è la fotocopia di quella della tipa che è venuta a cercarti e a “dire minchiate” a tua moglie… ci vedo uno schema qui: a pensar male sai, si fa peccato ma di solito si azzecca. Tranquillo, non ho intenzione di venire a rigarti il SUV, ma se tua moglie sente proprio il desiderio di parlare con me mi trova qui, riferiscile pure che sono più che disponibile, anche perché sarei davvero curiosa di vedere come ti smolecoli.
Te l’ho già detto Sam, non ti odio, ho troppa stima di me per invischiarmi in un sentimento così opprimente e ho imparato a vivere ogni momento della mia vita cercando di coglierne ogni insegnamento, senza farmi più trascinare dalla rabbia.
Mi dispiace per te, davvero di cuore, e non lo dico con ironia perché se sei arrivato a tanto è evidente che qualcosa nella tua vita ti sta talmente stretto da volerne inventare una nuova di sana pianta. E sono arrivata ad accettare il fatto che non saprò mai perché la tua mente contorta abbia voluto costruire tutto questo, perché per farsi le seghe sotto la doccia basta davvero molto meno. Quello che hai costruito è un lavoro a tempo pieno… ti ho immaginato persino con la parete nel tuo studio attrezzata con i post-it, le foto e i fili di collegamento tra le varie informazioni come gli investigatori della CIA. Un consiglio però voglio dartelo… aggiorna gli strumenti… perché la chat di Google ha un sacco di difetti, usando Telegram puoi mandare le tue minchiate senza il rischio che l’altra parte se le salvi sul telefono… privacy assicurata!
E quando ti ho detto che hai agito peggio di Yuko e Beatrice, non mi riferivo certo ai loro personaggi, ma al fatto che non credo più a una virgola di tutte le sfighe che ti sono capitate nella vita. Ma ammettiamo solo per un istante che la tua povera moglie abbia davvero il cancro… (perché sostieni di non essere un mostro che inventa cose così importanti) quanto è verosimile che in un momento del genere tu possa averle detto “sai amore, sto di merda perché per due anni ti ho tradito virtualmente con una donna che ho adescato in un sito di racconti erotici e che ritengo il surrogato della mia ragazza morta“? (Non è passato inosservato neanche questo dettaglio, e credimi, è piuttosto inquietante).
Non so cosa ti sia fumato per pensare che fosse una buona idea… Ma sì, riteniamo plausibile anche questo e proseguiamo nell’immaginare lo scenario. Se quella donna fosse così stupidamente disperata da rivolerti con sé e non mandarti invece a schiacciare ricci col culo, allora sono davvero dispiaciuta anche per lei per volerti ancora accanto, e tra una scenata di gelosia e il volerti controllare a vista in ogni istante (ora finalmente mi è chiaro perché ti controllasse il cellulare… mi è sempre sembrata una cosa folle… ma c’erano i precedenti)… Crescere con te la famiglia del Mulino Bianco in cui la figlia femmina apprenderà dal rancore passivo di sua madre che per tenersi un uomo bisogna imparare a subire, e il figlio maschio passerà in modo bipolare da voler sposare una santa a sfogare gli istinti fuori casa per poi tornare dalla mogliettina pieno di rancore e sensi di colpa.
A me pare che di vasi tu ne abbia rotti parecchi.
Posso solo sperare che anche tutta questa pantomima da marito pentito faccia parte del personaggio… perché se fosse vero, di vite ne hai rovinate un bel po’. E non mi riferisco alla mia, seppure un po’ mi spiacerebbe aver fatto parte inconsapevole di questo triste quadretto.
Questo è davvero il capitolo finale, credo di aver esaurito le cose che avevo da dirti, non mi aspetto di leggere una tua risposta, non mi aspetto più che dimostri ora un rigurgito di onestà dicendomi chi sei davvero. Perché chi non ha nulla da nascondere non avrebbe problemi a mostrarsi, anche solo per chiedere scusa di essere stato un infame. Delle scuse di un fantasma non me ne faccio niente, perché non valgono niente.
Ti auguro di trovare quello che stai cercando, qualunque cosa sia.
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